Giovanni Fiandaca, a nome del Garante dei detenuti, interviene in merito all'emergenza Coronavirus all'interno delle carceri siciliane.
Anche se le carceri siciliane non registrano casi di sovraffollamento, risulta necessario sfoltire le celle, data la situazione di pandemia, e rivalutare l’ordine degli spazi, che non posso restare immutati così come avvenuto per il resto della popolazione italiana. Ad avvertire del rischio che rischiano di correre gli istituti penitenziari è Giovanni Fiandaca, a nome del Garante per i detenuti.
Quest’ultimo chiede l’adozione di “misure legislative molto più incisive e di pressoché automatica applicazione, in grado di portare nel giro di pochi giorni la popolazione detenuta sotto la soglia della capienza regolamentare fissata per gli over 65 infermi e per i detenuti affetti da gravi patologie, puntualmente documentate, criteri legislativi per eliminare, o comunque ridurre, la discrezionalità giudiziale rispetto all’assegnazione delle misure extracarcerarie”.
“I primi casi di positività al virus Covid-19 – continua il Garante – registrati in alcuni istituti penitenziari, hanno riportato l’attenzione sui rischi connessi alla sua possibile diffusione in carcere, dove le misure di prevenzione prescritte alla popolazione in libertà non possono essere rispettate in condizioni di sovraffollamento, come ieri ha detto anche Papa Francesco. Come più volte raccomandato dal Garante nazionale delle persone private della libertà, e indicato anche dall’Organizzazione mondiale della sanità e dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura, sono necessari importanti interventi deflattivi della popolazione detenuta che consentano la domiciliazione dei condannati a fine pena e la prevenzione e l’assistenza necessaria a quanti debbano restare in carcere.
I provvedimenti legislativi presi dal Governo – in conclusione – sono largamente al di sotto delle necessità. Se anche raggiungessero tutti i potenziali beneficiari (6000 detenuti, secondo il Ministro della Giustizia), sarebbero insufficienti, come recentemente sottolineato dal Consiglio superiore della magistratura, dall’Associazione nazionale magistrati, dall’Unione delle Camere penali e dall’Associazione dei docenti di diritto penale. Con quelle misure non solo non si supera il sovraffollamento esistente (formalmente di 7-8000 persone, sostanzialmente di almeno diecimila), ma non si garantisce il necessario distanziamento sociale richiesto a tutta la popolazione per la prevenzione della circolazione del virus. Servono, e urgentemente, ulteriori misure, di rapida applicazione, che portino la popolazione detenuta al di sotto della capienza regolamentare effettivamente disponibile”.
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