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Coronavirus, due francesi accettano quarantena per venire in Sicilia

Per non rinunciare alla partecipazione di un convegno a Cefalù su Ruggero II, due docenti francesi hanno accettato di sottoporsi, al loro rientro, ad una quarantena di due settimane.

L’amore per il sapere supera la paura da Covid – 19, il nome con cui è stato ribattezzato il Coronavirus: è la chiave della scelta di Annick Peters-Custot dell’università di Nantes e di Jean-Marie Martin docente della École française di Roma, invitate a presentare al convegno di Cefalù una relazione sul carattere imperiale del regno di Ruggero. L’università  francese aveva chiesto loro di cancellare l’impegno, in caso contrario, al rientro, sarebbero state imposte le stesse misure di cautela che la Francia adotta nei confronti di chi provenga dalla Cina e dalla Corea del Sud.

Non è servita la spiegazione di Peters-Custot che in Sicilia non ci sono focolai di Coronavirus e non si corrono rischi di contagio. “Ma evidentemente – ha detto il docente francese – nel mio Paese non tengono presenti questi fattori e non fanno alcuna distinzione tra la Sicilia e una regione del Nord come, per esempio, la Lombardia”. Annick Peters-Custot, a lungo applaudita dal pubblico, ha deciso di venire ugualmente e andare in quarantena per mantenere il suo impegno con la comunità scientifica e gli organizzatori dell’incontro.

Come la collega, Martin ha confermato il suo impegno ed è venuta a parlare di “Ruggero sovrano polisemico”. Nel corso del suo intervento ha annunciato che, tornando nel suo Paese, dovrà andare in quarantena per due settimane con la motivazione che “sarebbe stato un atto di buonsenso non venire in Sicilia”. Martin ha ironicamente risposto che, visto il numero dei casi in Francia e quelli in Sicilia, sarebbe un gesto di “buonsenso se la Sicilia interdicesse l’ingresso ai francesi”.

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