Epidemia d'influenza: solo nella scorsa settimana 207.000 casi e 1.099.000 da metà ottobre a oggi. Maggiormente colpiti i bambini sotto i cinque anni.
Epidemia d’influenza in tutta Italia: sono stati registrati oltre 207.000 casi solo nella scorsa settimana e 1.099.000 dalla metà di ottobre fino a quest’ultimo periodo. L’ultimo bollettino Influnet dell’Istituto superiore di sanità parla di circa 3,43 casi di influenza per mille assistiti e i soggetti maggiormente colpiti sono i bambini al di sotto dei cinque anni (circa 9 casi per mille pazienti).
Picchi influenzali si registrano soprattutto in Piemonte, Lombardia, Trento, Umbria ed Emilia-Romagna. Secondo lo stesso bollettino, l’impatto della malattia in alcune zone è “fortemente influenzato dal ristretto numero di medici e pediatri”.
La maggior parte dei contagiati guarisce in una settimana o in dieci giorni, eccezion fatta per chi, a causa di patologie croniche, potrebbe assistere ad un aggravarsi dei tipici sintomi influenzali. Infatti per alcune categorie di persone, come over 65, donne in gravidanza e persone con malattie croniche, come insufficienza cardiaca o diabete, le complicanze sono più frequenti e più rischiose. Di qui l’invito a proteggersi, facendosi vaccinare gratuitamente dal proprio medico di famiglia. In merito alla campagna di vaccinazione, Silvestro Scotti, segretario della Federazione dei Medici di Medicina Generale, comunica un’incoraggiante situazione: “Molti medici hanno terminato le dosi e ne hanno ordinate altre”.
È molto diffusa la convinzione secondo cui, pur essendosi adeguatamente sottoposti al trattamento vaccinale, si possa contrarre comunque l’influenza ma, come precisa il Ministero della Salute, il principio dei vaccini è quello di iniettare i virus dalla malattie da “immunizzare” depotenziati, quindi resi inattivi e incapaci di far ammalare. Come ogni vaccino è possibile riscontrare reazioni locali, come dolore o arrossamento e, meno spesso, febbre e mal di testa: trattandosi di sintomi modesti, non necessitano di particolari cure mediche.
Il vaccino si configura dunque come la principale forma di prevenzione per i molteplici virus batterici; gli antibiotici, chiarisce ancora una volta il Ministero della Salute, non sonno assolutamente efficaci per l’influenza, di origine virale, ma soltanto per patologie di derivazione batterica.
Gianni Rezza, direttore del Dipartimento Malattie infettive dell’Iss, spiega come ci si aspetta il picco influenzale a fine gennaio 2020, constatando che la curva dei contagi è sovrapponibile a quella dello scorso anno, presentando lo stesso andamento.
Tuttavia non si è ancora individuato un ceppo virale dominante, dunque, precisa il direttore sarà “Difficile dire se sarà più o meno aggressiva dell’influenza della passata stagione, che aveva colpito 8,5 milioni di persone, provocando 800 casi gravi, di cui circa 200 morti“.
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