Scuola

Gli studenti italiani non capiscono quello che leggono: lo conferma l’Ocse

L'analisi dell'Ocse-Pisa su quasi 12mila quindicenni italiani rivela le difficoltà di comprensione dei testi dei giovanissimi. Vediamo insieme come si classifica l'Italia rispetto agli altri paesi aderenti al progetto.

Emergono dati preoccupanti dall’ultimo rapporto Ocse-Pisa (Programme for International Student Assessment) sul livello scolastico dei ragazzi italiani: solo un quindicenne su venti riesce a distinguere fatti e opinioni in un testo a lui non familiare; uno studente su quattro ha difficoltà nella lettura e comprensione dei testi.

L’ultima indagine Ocse-Pisa, effettuata su circa 600mila studenti quindicenni dei 79 paesi aderenti al progetto,  comprende 11.785 italiani che hanno sostenuto una prova computer based della durata di due ore. Il punteggio dell’Italia nella lettura è di 476, al di sotto della media Ocse che ne prevede 487. Seppur i risultati siano stabili rispetto all’analisi del 2015, si è visto un peggioramento negli ultimi dieci anni: meno 11 punti rispetto al 2000 e meno dieci punti rispetto al 2009 nelle competenze di lettura!

Il nostro paese si colloca tra il 23° e il 29° posto tra i paesi partecipanti, al pari di Svizzera, Lettonia, Ungheria, Lituania, Islanda e Israele. In testa alla classifica la Cina, con punteggi superiori alla media, come ci si poteva aspettare. Un importante divario tra Nord e Sud che vede quest’ultimo svantaggiato con 439 punti rispetto ai 501 del Settentrione.

La differenza si nota anche tra licei e istituti tecnici e professionali: nei licei il 9% degli studenti è top performer, mentre negli istituti si raggiunge solo il 2%. Ben il 50% degli studenti degli istituti professionali non raggiunge il livello 2 – quello minimo -, percentuale che si abbassa al 27% negli istituti tecnici e all’8% nei licei.
Tra maschi e femmine, sono le ragazze a battere la controparte maschile nella lettura, mentre i ragazzi sono in maggioranza quando si parla di non raggiungere nemmeno il livello minimo di competenza (circa il 28%).

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Possiamo consolarci con la matematica: l’Italia rientra nella media insieme a Portogallo, Austria, Federazione Russa, Repubblica Slovacca, Lussemburgo, Spagna, Georgia, Ungheria e USA. C’è da notare però che anche qui permane il divario tra Nord, Centro e Sud (e che quest’ultimo si mantiene invece sotto la media).
Aumenta la differenza tra maschi e femmine in matematica, ma questa volta la situazione si ribalta, vedendo le ragazze al di sotto di circa 16 punti rispetto ai ragazzi – differenza maggiore rispetto a quella degli altri paesi.

I risultati peggiori sono in Scienze con un netto peggioramento rispetto al passato. L’Italia è al pari di Turchia, Slovacchia, Israele, Croazia, Bielorussia e Ucraina. Egualmente a prima, il Nord batte il Sud e i licei ottengono risultati migliori di istituti tecnici e professionali.

La varianza dei risultati tra scuole è del 43%, infatti, persone con lo stesso background socio-economico tendono a raggrupparsi negli stessi istituti scolastici creando un’ingente disgregazione.
A parità di competenze, chi proviene da una condizione svantaggiata tende ad avere minori aspettative sul proprio futuro:

Solo 6 studenti eccellenti su 10 vogliono un titolo superiore al diploma se provengono da una situazione svantaggiata. E i risultati si modificano ancora una volta se si parla di donne: solo una studentessa abile in matematica e scienze su otto immagina di lavorare nel campo.