Ogni anno Helmut e Gerhild Krabusch si recano in Sicilia per trascorrere qualche settimana sull’Etna. Per loro è una tradizione, ma la loro passione comune per il vulcano catanese ha radici ben profonde. Abbiamo parlato con i coniugi in occasione del loro ultimo e recente viaggio in Sicilia.
“Ho avuto per una volta il desiderio di vedere un deserto e una montagna che sputa fuoco”. È così che Helmut Krabusch ripercorre gli albori della sua passione, condivisa anche con la moglie Gerhild. Solitamente nei mesi di agosto e settembre i coniugi Krabusch lasciano la loro amata Germania per andare a trovare l’Etna, come se fosse una visita obbligata da un parente.
Probabilmente potrebbe sembrare niente di eccezionale per i catanesi e i siciliani, che hanno la fortuna di affacciarsi e vedere “a muntagna” ogni volta che vogliono, ma lo è per chi ci guarda da lontano o da un altro Paese. È un amore smisurato quello di questa coppia di tedeschi nei confronti di un patrimonio naturale così importante, un amore diverso e di poco conto per chi abita questa terra.
Tutto ebbe inizio nel dicembre 1987. “Quando siamo riusciti a soddisfare il nostro desiderio e con alcuni amici abbiamo raggiunto Taormina”, racconta la coppia. I coniugi all’epoca ignoravano del tutto che dalla prima visita del vulcano ne sarebbero seguite tante altre negli anni a venire, fino a farne quasi un rito. “Il potere della montagna e il suo aspetto maestoso erano così impressionanti per noi, che abbiamo deciso di tornare l’anno successivo”- spiegano i coniugi tedeschi. E da allora ogni anno tornano per esplorarne tutti i versanti.
Da alcuni anni, però, la coppia ha deciso di non recarsi più in Sicilia con l’aereo, anche che essi stessi definiscono comodo e pratico per raggiungere l’isola, ma i due coniugi preferiscono viaggiare autonomamente. In questo modo il viaggio stesso è diventato per loro una vera e propria scoperta. “Dal 2015 raggiungiamo la Sicilia guidando con la nostra macchina, attraversando i confini – raccontano i due –. A volte riusciamo a fermarci anche in altre località italiane e non, per incontrare amici che abbiamo conosciuto nel corso degli anni. Viste queste numerose soste, impieghiamo spesso qualche settimana per arrivare in Sicilia”.
Una volta raggiunta la meta, però, i coniugi decidono di soggiornare in zone prossime al vulcano. “Spesso ci fermiamo nella zona della Pineta Ragabo o in un B&B. Solitamente soggiorniamo a Linguaglossa e durante il giorno camminiamo molto”- rivelano entrambi. Durante i loro viaggi in Sicilia i Krabusch non solo hanno incontrato persone, ma hanno trovato nuovi amici, interagito con i siciliani e stretto rapporti con loro.
“Abbiamo conosciuto tantissime persone con cui è nata una profonda amicizia e che ogni anno vediamo con piacere – racconta Helmut –. Abbiamo interagito un po’ con tutti: dall’addetto alla funivia di Milo al commerciante di verdure di Zafferana Etnea. Ci siamo spinti anche un po’ più in basso, ad esempio abbiamo amici anche a Mascalucia. Abbiamo incontrato turisti provenienti da diverse parti dell’Europa, con cui abbiamo scambiato i numeri di telefono e gli indirizzi email. Ogni anno tutti sono felici di vederci tornare.”
Inizialmente la lingua e la diffidenza sono stati ostacoli con cui fare i conti per i coniugi. “L’inizio della conversazione è stato spesso un po’ difficile perché chi avevamo davanti era insicuro e diffidente con noi – proseguono i Krabusch-. Ma dopo un benvenuto in lingua italiana per rompere il ghiaccio, tutti si sono mostrati amichevoli”. L’unico problema per i Kranbusch resta ancora il dialetto siciliano, che non riescono tutt’ora a comprendere né imparare.
Trent’anni è un arco di tempo notevole per poter cogliere i cambiamenti di un vulcano. “‘L’Etna è in continua evoluzione – afferma la coppia – . I cambiamenti visibili possono essere notati solo ad un’altitudine di 2000 metri, come i flussi di lava di recenti eruzioni o frane causate da terremoti”. L’eruzione resta un momento particolare, quasi incantevole per i coniugi. “Guardare un’eruzione dal vivo è sempre un punto culminante. A volte abbiamo avuto la fortuna di vederne qualcuna, soprattutto negli anni 1999/2004 e 2008 – continuano – . Spesso ci è dispiaciuto non poter assistere alle grandi eruzioni, come quella tra il 2001 e il 2002, perché lavoravamo e non potevamo assentarci.”
La loro curiosità, talvolta, si è trasformata in scoperta: la coppia di tedeschi ha avuto la fortuna di incontrare una specie di ragno insolita delle nostre zone, che ha destato l’interesse di alcuni studiosi. “Abbiamo visto un ragno giallo che può appartenere alla famiglia dei ragni Eresus – dice Helmut –. Ma dal momento che non siamo esperti, non sapevamo se fosse una specie endemica o solo una mutazione. Non avevamo ancora visto questa specie sull’Etna e ne siamo rimasti molto sorpresi”.
“Ci sono luoghi del vulcano che ancora non abbiamo esplorato in modo approfondito– ammettono i coniugi, per i quali è difficile fare una cernita di tutto ciò che resta ancora da visitare. La zona di Maletto. È un po’ lontano da dove siamo soliti soggiornare e non conosciamo bene la strada. Ci siamo ripromessi più volte recarci in quelle zone e preferiremmo fermarci proprio in prossimità, anche se abbiamo i nostri posti preferiti, che visitiamo ancora”.
E allora perché non trasferirsi qui in modo definitivo e permanente? “Ce l’hanno chiesto in molti e abbiamo una nostra teoria a riguardo – spiegano i Krabusch -. Temiamo che vivere perennemente sull’Etna possa diventare normalità. La normalità non ci farebbe apprezzare appieno le bellezze che la circondano e, col passare del tempo, le daremmo per scontate”.
“Amiamo le emozioni che ci suscita questa meravigliosa montagna. È eccitante e sorprendente quando torniamo, rivediamo ‘Lei’ e incontriamo di nuovo i nostri amici – concludono i due -. Abitiamo in un piccolo villaggio sul fiume Elba a nord della Germania e non possiamo fare a meno di rinunciare al nostro appuntamento annuale con l’Etna e a tutto il viaggio che c’è dietro. Siamo felici così”.
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