Live Unict ha visitato, rigorosamente a piedi o in bici, alcune attività commerciali plastic free di Catania per raccontarne le storie. Dalle cannucce di pasta ai detersivi alla spina, a volte basta un piccolo gesto ecologico per fare la differenza.
Negozi plastic free a Catania, come no. Nella città più inquinata d’Italia? Nella città dove i ciclisti, mosche bianche, sono visti come pazzi con aspirazioni suicide dai pedoni e come bersagli in movimento dagli automobilisti? Dove le zone pedonali sono poche e costantemente a rischio estinzione a causa della sosta selvaggia? “Sì, ci siamo!”, potrebbero rispondere in coro i commercianti che in città hanno scelto di dire addio alla plastica, e che si sono separati dall’inquinante compagno senza grossi rimpianti.
Nel Dl clima approvato a ottobre dal Consiglio dei Ministri sono previsti 5mila euro di bonus fino al 2021 per le attività che vendono prodotti sfusi o alla spina, con l’obiettivo di ridurre la produzione di rifiuti e contenere gli effetti climalteranti, ma i titolari di attività plastic free a Catania hanno anticipato i tempi. Gestiscono bar, negozi di detergenti, pub, chioschi o parafarmacie, e con la loro presenza dimostrano che è possibile salvare il mondo dalla plastica anche senza indossare maschera e mantello. E senza chiamarsi Greta Thunberg. Per questo è necessario conoscere la loro storia.
“Ho iniziato l’anno scorso con la una brocca che filtra l’acqua del rubinetto, verso aprile, per casa mia – esordisce la dottoressa Bousquet -. L’ho provata, mi sono trovata bene e da là ho iniziato a cambiare tutto. Sono andata a Bologna e ho comprato tutti i prodotti plastic free per la mia attività”.
Tra questi, spazzolini e cotton fioc in bambù e detergenti per il viso e il corpo, ma anche sgrassatori, detersivi e altri prodotti per la pulizia della casa, venduti alla spina e riempibili da contenitori in plastica riutilizzabili cinque volte e poi riciclabili. Un’iniziativa che dura già da un anno e che è progredita col passare del tempo, dopo i cambiamenti nati in ambito domestico.
“A casa c’era troppa plastica – continua la dottoressa –, troppa rispetto all’indifferenziata, all’organico. Da lì ho capito che dovevamo fare qualcosa. Poi ho visto la situazione del mare questa estate, che era veramente penosa, e ho deciso che era il caso di darci un taglio”. Dalla casa al negozio il passo è stato breve, il boom inaspettato. “Il riscontro coi clienti è stato positivo, anche se non altissimo. Positivo soprattutto dai ragazzini, che vengono con le mamme e chiedono: ‘Mamma, c’è lo spazzolino in bamboo, prendiamolo!’ – dice sottolineando il valore dell’educazione ecologica delle generazioni più piccole –. Sono più i ragazzi che i genitori, ma è già un passo avanti. C’è tutto questo gruppo che segue Greta e i Fridays For Future convinto dei valori del plastic free”.
Naturalmente, il costo rispetto ai prodotti in plastica è maggiore e a livello di competitività economica non c’è partita: la plastica vince. Ma, per dirla con le parole della titolare del negozio green: “è una scelta. Si tratta di cambiare stile di vita e di usare per te stesso dei prodotti non più con delle sostanze chimiche dentro. Lo può fare chiunque, ma credo che le persone non lo facciano perché non ci credono realmente. Io ci credo e ho deciso di portare avanti questa cosa affrontando una spesa bella grossa, perché è una mia ideologia di vita.
Invito tutti quanti a buttarsi nel mondo plastic free – aggiunge infine, lanciando una proposta agli altri negozi –, ma soprattutto credeteci. Perché non sono tutti pronti: devi essere anche tu, come commerciante, a crederci e a convincere il cliente a non usare più la plastica”.
Dello stesso avviso il signor Arrigo, titolare di un pub in centro, che dichiara la sua adesione al mondo plastic free e spinge i colleghi a fare un passo avanti in questa direzione: “Fate del bene al mondo e a voi stessi, alla vostra immagine. Non è un’impresa impossibile, basta curare questi dettagli e poi ammortizzare i costi extra, ma si può fare, non è difficile. Bastano impegno, ricerca e si va avanti”.
La sua attività, per esempio, è stata concepita come plastic free sin dall’inizio: niente bicchieri in plastica, né bottigliette. Solo vetro o alluminio. Ma il cambiamento vero arriva quando le cannucce in plastica vengono eliminate e sostituite da un’idea che è allo stesso tempo ecologica e originale: l’uso di cannucce di diverso materiale da abbinare alle varie tipologie di cocktail.
“Abbiamo dal PLA (cannucce in amido di mais) – inizia a elencare –, cannucce in cartone, in bambù, di pasta (la pasta tipica napoletana, gli ziti) e poi cannucce in metallo. Ovviamente, quelle in bambù e in metallo vengono lavate, sterilizzate e riutilizzate”.
Un accorgimento che non passa inosservato dai clienti, che apprezzano anche questi dettagli: “La cannuccia fa parte del cocktail e se questo è bello, fai caso anche alla cannuccia, ti accorgi che non è una qualsiasi. Mai avuti problemi finora con i cocktail da portare: noi spieghiamo che non abbiamo plastica e quindi magari con una battuta si convincono e lo bevono al bancone”.
Dalle cannucce si è poi passati a eliminare il consumo di plastica anche nel resto del locale: “Abbiamo sostituito il bicchiere di plastica per il caffè con un cartone biodegradabile – aggiunge –. Per quanto riguarda il take-away, abbiamo optato per un packaging in cartone, in carta biodegradabile”.
Anche la signora Rosy, che gestisce un negozio di prodotti per la casa, ha deciso di ridurre gli sprechi sin dall’inizio della sua attività, vendendo i propri detergenti alla spina, con bottiglie che i clienti riempiono sul posto. Si può sia comprare il prodotto neutro, senza odore, sia aggiungere degli aromi essenziali a lavapiatti, sgrassatori, detersivi, pulivetri e via dicendo, in modo economico ed ecologico. Il consumo, stando a quanto riferisce a Live Unict, sarebbe ridotto perché i prodotti sono più concentrati e consentirebbero, oltre a un riciclo della plastica, anche un risparmio in termini di quantità utilizzata.
Insomma, ridurre i consumi conviene e diventa una necessità sempre più urgente di giorno in giorno. In un mare pieno di plastica qualcuno inizia a nuotare controcorrente e sempre più si aggiungono ogni giorno alla causa green. Del resto, Catania sarà pure la città più inquinata d’Italia, ma è anche la città dei 15mila allo Sciopero Globale per il Clima, degli incentivi ecologici agli universitari, dalla borraccia per l’acqua ai trasporti pubblici gratuiti, ed è infine la città dove tante scuole si stanno convertendo al plastic free (ultimo, in ordine di tempo, l’istituto Vespucci-Pirandello-Capuana). Tutte testimonianze di un futuro ecologico, alla portata della volontà di chi desidera il cambiamento.
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