Flash mob, proteste e appelli sono stati lanciati scorsa settimana dai dipendenti del Teatro Bellini, che si sono rivolti per l’ennesima volta al Presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci chiedendo di salvare il Teatro Bellini. Ai numerosi appelli si aggiunge anche una petizione online su change.org dal nome “Uniti per il Teatro Bellini di Catania”, che mira anch’essa a mobilitare i catanesi a sostegno del Teatro Massimo nella convinzione che “una città senza teatro e senza musica è una città senza cultura”.
La solidarietà per il Teatro Bellini arriva da tutte le parti (o quasi): appelli e messaggi di vicinanza sono arrivati non soltanto dagli altri teatri italiani, come il Teatro della Scala di Milano, ma anche da figure note del mondo dello spettacolo, dal catanese Leo Gullotta a Tuccio Musumeci. A farsi sentire però è il silenzio del Presidente della Regione Nello Musumeci, il quale non si è recentemente espresso in merito alla questione del Teatro Bellini se non per mezzo del suo assessore Manlio Messina.
“Il governo Musumeci ha la questione ben chiara – ha affermato l’assessore regionale allo Spettacolo Manlio Messina – e sta mettendo in campo ogni azione utile per confermare l’attuale quadro finanziario e normativo e garantire al teatro Bellini e a tutti gli altri teatri di proseguire nella loro attività. Per il 2020 e 2021 l’impegno del presidente Musumeci e di tutto il governo è quello di proporre all’Aula la conferma della stessa risorsa finanziaria di quest’anno”.
Ma facciamo un passo indietro, cos’è che sta accadendo al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania? Il Teatro rischia davvero di chiudere? Per capirne di più abbiamo intervistato uno dei suoi dipendenti, Antonio D’Amico, violinista e segretario generale della Fistel Cisl di Catania.
Da anni, si sa, la Regione Siciliana versa in gravi difficoltà finanziarie e continua a tagliare i fondi destinati ai teatri e alla cultura. Tra questi a farne le spese c’è anche il Teatro Bellini, la cui attività è pressoché totalmente dipendente dai finanziamenti regionali. La situazione, già complicata da tempo, è andata degenerando a partire dal 2018, quando all’ente erano stati destinati 13 milioni e 490 mila euro, con l’ultima finanziaria approvata dal parlamento Siciliano ne sono arrivati 1,8 milioni di euro in meno. Adesso però la situazione è giunta al collasso, tanto da paventare appunto la chiusura del teatro stesso.
“I concerti previsti nel mese di ottobre, come comunicato agli abbonati della Stagione Sinfonica e Cameristica sono stati posticipati a novembre a causa della mancanza di soldi necessari a pagare i precari, non solo musicisti ma in genere tutte quelle figure necessarie e indispensabili per il normale svolgimento delle attività del teatro” – spiega il musicista, rivelando la situazione di grande difficoltà e sacrificio che i lavoratori del Bellini stanno vivendo. La mancanza dei lavoratori stagionali, sia tra il personale artistico del coro e dell’orchestra, sia tra il personale dei tecnici e degli amministrativi, rende infatti il lavoro dei dipendenti “in pianta stabile”, essi stessi già sottodimensionati, non soltanto difficile ma anche frustrante.
La grave situazione in cui versa il Teatro Bellini oggi e la tragica condizione in cui sono costretti i suoi lavoratori è dovuta alle ultime vicende della politica della Regione Sicilia. “Ad inizio agosto si è tenuta una riunione dell’Ars in cui il governo Musumeci per mezzo dell’assessore Messina ha presentato un emendamento alla legge finanziaria inerente lo stanziamento triennale dei finanziamenti per il Bellini per gli anni 2019-2021 – rivela D’Amico ai microfoni di LiveUnict -. Il governo regionale aveva proposto lo stanziamento di 13 milioni e 400mila euro per il 2019, così come per il 2020 e per il 2021: questa la spesa base per coprire mettere in funzione un teatro con le sue regolari attività. Si è scoperto solo un mese dopo la presentazione dell’emendamento che non vi era la copertura finanziaria per destinare quelle somme.”
La complicata vicenda burocratica e finanziaria del Teatro Bellini però si complica ulteriormente perché come spiega lo stesso D’Amico entro il mese di ottobre si dovrà presentare il bilancio triennale per il Bellini (2019-21) che preveda lo stanziamento di 12 milioni per il 2019, 8,9 milioni nel 2020 e probabilmente ‘uno zero tecnico’ per il 2021. Ciò significa che anche se quest’anno con grande sacrificio la Stagione sarà portata avanti, sarà impossibile per il teatro sopravvivere con quelle cifre nel 2020.
Una speranza, un bagliore di luce in particolare per i lavoratori, che vivono un clima di forte sconforto e sfiducia arriva dalla possibilità dello stanziamento di nuovi fondi regionali qualora la Commissione Paritetica della Regione Sicilia dichiari il pareggio del bilancio. Inoltre, ad annunciare il sostegno non soltanto morale ma anche finanziario al teatro di Bellini è stato lo stesso sindaco della città Salvo Pogliese che ha promesso, nonostante il dissesto comunale, una somma di 350mila euro da destinare al teatro.
“Il Governo Regionale ha pensato ad un altro cavillo tecnico per cercare di risolvere la situazione del Bellini – spiega ancora il violinista -. C’è una lettera dell’assessorato dove si legge che se nella nuova finanziaria, che verrà discussa tra dicembre e febbraio, non ci sarà il reintegro dei finanziamenti tagliati al Bellini, ovvero se non si ripristinerà la cifra di 13, 4 milioni per ciascun anno il Teatro verrà messo in liquidazione. Questo è l’unico modo che permette di chiudere un bilancio: il Governo dice di chiudere il teatro se non si arriverà a tali cifre con l’approvazione dell’Ars.” Le sigle sindacali hanno prontamente inviato una lettera all’assessore per capire quale sarebbe quindi il futuro dei lavoratori e delle maestranze, qualora il Teatro chiudesse davvero.
L’orchestra, i musicisti e i dipendenti del Bellini sperano tutti in un miracolo. Nonostante le difficoltà e gli ostacoli con cui devono confrontarsi ogni giorno, continuano a lavorare. Continuano a provare. È quello che stanno facendo anche ora che i concerti in programma per questo mese sono stati spostati al mese successivo. Continuano a provare, suonare e progettare le Stagioni e le Opere future. Non si arrendono. Non solo perché non accettano che il Teatro Bellini possa essere chiuso, ma soprattutto perché non potranno mai accettare di vedere distrutta l’arte, la musica e il valore di tante professionalità, che nel Bellini in quanto “Teatro” oggi trovano la loro espressione.