Più di 30mila utenti in un mese circa di esistenza. Sono questi i numeri straordinari del gruppo Facebook "Catania Vintage". Gli amministratori raccontano ai microfoni di LiveUnict com'è nata quest'avventura.
“La Catania dei bei tempi, quando non c’erano i social network ma esisteva il dialogo”. È questa la descrizione del gruppo Facebook che negli ultimi mesi, alle pendici dell’Etna e non solo, sta spopolando sui social network. Stiamo parlando di “Catania Vintage”.
L’idea nasce da Antonio Condorelli, che è il fondatore del gruppo (gli altri due amministratori sono: Salvo Puccio e Benny Greco). “Una sera, seduto in un bar del centro storico di Catania – ci racconta Antonio -, sono volate le prime riflessioni su che fine avesse fatto tutta quella gente che una volta affollava strade e piazze fino alle sei del mattino. Parliamo di non meno di vent’anni fa. Oggi le cose sono cambiate tanto, rispetto ad allora. Era una generazione diversa, frutto di tempi diversi, che senza dubbio erano migliori di quelli attuali. Si è pensato, dunque, di capire che fine avesse fatto quella gente, che per noi è speciale. Un orologio a corda sarà sostituito, col tempo, da uno a batteria, ma solo quello a corda, un giorno, avrà un vero valore, quello ricercato e costoso. Noi ci sentiamo come quell’orologio a corda. No, nessuno si aspettava questo successo in poco tempo. Magari in cuor nostro lo speravamo, ma non ci avremmo scommesso un euro. Eppure sono passati veramente pochissimi giorni per vedere le iscrizioni decuplicarsi. Evidentemente tanta gente non aspettava altro che un gruppo del genere esistesse.
Su Facebook ci sono moltissimi gruppi che parlano di Catania o, in generale, della Sicilia, cosa rende Catania Vintage diverso da tutti gli altri?
“Beh, il tema iniziale – continua Condorelli – lo rendeva sicuramente diverso da tutti gli altri gruppi presenti su Facebook. Nessun gruppo catanese (potrei sbagliarmi, correggetemi se sbaglio) aveva come tema principale il VINTAGE: gli anni ‘70/’80 (ma anche quelli precedenti) della nostra città. Magari altrove veniva proposto ogni tanto, ma di certo non nel 100% dei post. E questo ha attirato un certo numero di persone di una determinata età. Il target iniziale era quello che andava dai 30 ai 60 anni”.
Quanto l’animo e la “liscìa” catanese hanno contribuito alla riuscita di questo gruppo?
“Beh, inutile ribadire che il catanese per “liscìa” cumanna – afferma Benny Greco, uno degli admin della pagina -. Puoi parlare di cose attuali o di 50 anni fa, ma saranno sempre condite con descrizioni e frasi “macca liottru”. E su quelle poi ci ridiamo e giochiamo tutti quanti, aggiungendo il nostro parere. L’animo “liscìo” non sparirà mai, è insito nel catanese, e il gruppo ne è a volte del tutto impregnato. Ma non possiamo lamentarci: i post seri e, a volte strappalacrime, non ci mancano nemmeno”.
Ma chi sono gli utenti di “Catania Vintage”? E cosa rievoca in loro questa sorta di “reunion”?
“Inizialmente – prende la parola Salvo Puccio, l’altro amministratore del gruppo – i nostri utenti erano, come detto precedentemente, tutte quelle persone che andavano dai 30 ai 60 anni. Ma ben presto il target d’età si è allargato: tutti gli iscritti hanno cominciato a invitare i loro amici e a quel punto dentro al gruppo si è creata una community che va dai 18 agli 80enni. Dentro puoi trovarci di tutto: dal ventenne che di vintage non ha nulla da raccontare ma che tira fuori gli aneddoti che gli raccontano i suoi genitori al settantenne che ricorda i suoi tempi della scuola, sino ad arrivare a tutti quelli che tirano fuori modi di dire nati tantissimi anni fa e che ancora oggi qualcuno usa. Questa reunion ha fatto in modo che tanti uscissero fuori dal cassetto i propri ricordi. Ricordi che, spesso e volentieri, sono uguali a quelli degli altri iscritti. Queste persone si ritrovano a parlare di cose che la nostra memoria, magari inconsciamente, aveva messo da parte e quasi dimenticato. È sempre un piacere ricordare i vecchi tempi, anche perché erano sicuramente migliori di quelli attuali. Tutti vogliono proporre il proprio, che questo sia una marca di biscotti, un capo d’abbigliamento o qualcosa che c’era una volta in città e che oggi è sparito”.
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