Trascorsi oltre un anno e mezzo, l’emergenza del randagismo tra la Cittadella e il Policlinico di Catania non ha ancora trovato una soluzione. Nonostante le innumerevoli denunce e gli altrettanti casi di aggressione da parte del branco, gli ormai “celebri” cani randagi della Cittadella-Policlinico continuano ad aggirarsi indisturbati, di giorno e di notte, tra le vie e i parcheggi, frequentati da studenti e lavoratori.
Stando a quanto sancisce la legge del 3 luglio 2000 n. 15 della Regione Siciliana, è il Comune di Catania a doversi occupare della cattura e della custodia dei randagi. L’art 14 c.1 della suddetta legge regionale stabilisce chiaramente che “i comuni singoli o associati, direttamente o in convenzione con enti, privati o associazioni protezionistiche o animaliste iscritte all’Albo regionale provvedono alla cattura dei cani vaganti con sistema indolore e senza ricorrere all’uso di tagliole, di bocconi avvelenati o di pungoli. Non è consentita la cattura di cani vaganti o randagi a soggetti diversi dagli addetti a tale servizio.”
Dalle prime segnalazioni ad oggi, tuttavia, la situazione dei randagi in via Santa Sofia non è affatto cambiata, anzi potrebbe dirsi peggiorata per la numerosità del branco di cani vaganti, che si stiamno essere circa quindici, e per la loro aggressività dimostrata nei confronti delle persone. Appare evidente , giunti a questo punto, che il Comune di Catania non abbia contrastato l’emergenza come avrebbe dovuto, di fatto rifiutando il carattere stesso d’emergenza che ha assunto la questione del randagismo in quest’area della città.
Di fronte all’inadempienza degli obblighi imposti dalla legge da parte del Comune di Catania, ad esprimere il desiderio di intervenire al fine di porre una volta per tutte la parola fine a questa ormai ben più che emergenza è l’Università di Catania, coinvolta direttamente nella questione per la tutela del benessere di studenti e dipendenti. A tal proposito, il Direttore generale dell’Università di Catania Candeloro Bellantoni ha scritto lo scorso 30 settembre al Comune di Catania richiedendo l’autorizzazione alla temporanea gestione dei randagi nell’area di via Santa Sofia, tra la Cittadella universitaria e l’Azienda Ospedaliera Policlinico.
“L’iniziativa portata avanti dall’avvocato Bellantoni – precisa l’Ateneo di Catania – origina dalle numerose segnalazioni ricevute da parte di studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo, relativamente alle aggressioni, a volte con morsicatura attestata anche da verbali di pronto soccorso, ad opera di cani randagi nell’area di via Santa Sofia.
In considerazione delle problematiche che hanno determinato il mancato affidamento, ad opera del Comune di Catania, di un servizio di cattura e ricovero dei randagi e alla luce della normativa regionale cogente sulla protezione e tutela degli animali e la prevenzione del randagismo, l’Ateneo, al fine di tutelare l’incolumità di coloro che quotidianamente accedono alle strutture dell’Università , ha pertanto richiesto al Comune di essere autorizzato alla gestione temporanea della questione attraverso la pubblicazione di un avviso pubblico di manifestazione di interesse, rivolto ad Associazioni per la Protezione degli Animali .”
Secondo questa procedura, le Associazioni per la Protezione degli Animali (iscritte all’albo regionale, come previsto dall’Art. 2 del Decreto presidenziale n. 7 del 12.01.2007 della Regione Siciliana) dovrebbero così provvedere:
- alla cattura degli animali e alla collocazione in rifugi per il ricovero di cui all’art. n della Legge Regionale 3 luglio 2000 (GURS 7 luglio 2000, n. 32);
- alla installazione di microchip e sterilizzazione, eseguita gratuitamente dall’ASP veterinaria competente per territorio;
- alla presa in carico (affidamento/adozione) immediata dei randagi catturati
Infine, qualora il Comune di Catania concedesse l’autorizzazione ad agire all’Università di Catania, quest’ultima si renderebbe oltremodo disponibile a fornire il supporto economico per garantire le suddette operazioni relativamente al solo branco che sarà identificato nelle immediate vicinanze dei luoghi compresi tra la Cittadella e il Policlinico e per il loro relativo mantenimento a ricovero per un periodo massimo di un anno.