Sono passati 1050 anni dalla sua nascita, eppure non si sa molto di Jawhar al-Siqilli: di origine siciliana, a lui si deve la fondazione della capitale d'Egitto e di una delle prime università del mondo.
Tutti conoscono le bellezze meravigliose del Cairo, ma pochi sanno, forse, che il suo fondatore fosse siciliano, più precisamente di Ragusa. Nato schiavo e morto incoronato come uno dei più grandi conquistatori del Nordafrica, la vita di Jawhar al-Siqilli (letteralmente, Jafar “il siciliano”) fu costellata di successi in nome dell’impero Fatimide (dinastia sciita-ismaelita che deve il suo nome alla discendenza della figlia di Maometto, Fatima), per il quale combatté per la conquista dal Marocco all’intero Egitto.
Nato nel 911 a Ragusa (dove quest’anno, nel 1050° anniversario dalla nascita, è stata posta una targa commemorativa), Jawhar ibn ‘Abd Allah (Jafar figlio di ‘Abd Allah) nacque senza un passato e, inizialmente, senza un futuro. Dei suoi antenati, infatti, si sapeva solamente il nome del padre: questo perché al-Siqilli proveniva da una famiglia di mawālī, uomini che, non arabi, erano stati ridotti in schiavitù ma successivamente, di generazione in generazione, pur avendo riacquistato la condizione di libertà, rimanevano ugualmente vincolati ai propri padroni per la vita.
La vita di Jawhar subì una svolta importante nel 953 quando venne liberato dall’Imam al-Muʿizz li-dīn Allāh, di cui divenne segretario e, successivamente, capo dell’esercito. Tentò di conquistare il Maghreb (il Marocco) e riuscì nell’impresa; le numerose vittorie gli valsero il titolo di vizir e di insostituibile comandante dell’esercito. Quando la sua carriera sembrò essersi fermata (tanto che prese dimora in Marocco e ne divenne governatore per diversi anni), al-Muʿizz li-dīn Allāh lo incaricò di conquistare l’Egitto.
In Egitto, a quei tempi, governavano gli Abbasidi: la dinastia califfale – il cui nome proviene dallo zio paterno del Profeta – governava già dal 750. Nonostante ciò, quando Jawhar arrivò ad Alessandria, non ebbe difficoltà a scacciarli dal territorio, così come non gli fu quasi per niente opposta resistenza nella città di al-Fustat. Ed è in questa città che è giusto soffermarsi, perché è lì che al-Siqilli progettò la costruzione di una nuova città, al-Qāhira, l’attuale Il Cairo.
Governatore benevolo e tollerante dell’Egitto, la figura di Jawhar al-Siqilli è legata anche alla nascita di quella che viene considerata una delle più antiche università del mondo, addirittura più antica di quella di Bologna: la moschea e università teologica di al-Azhar. Oggi uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita, oltre che centro per i studi di giurisprudenza (approfondendo le discipline legate alla Shari’a, o la legge di Dio, quella coranica e della Sunna), venne costruito in 22 mesi, alla fine dei quali, pronta per il califfo al-Muʿizz li-dīn Allāh, contribuì alla decisione di quest’ultimo di spostare ad Al Cairo il proprio impero.
Seppur in età avanzata, Jawhar al-Siqilli andò anche alla conquista della Siria, prendendola in nome del califfo. Sfortunatamente, però, per motivi religiosi i Siriani, aiutati dai Carmati, non solo cambiarono la situazione nella propria terra, ma attaccarono persino l’Egitto, che però rimase in mano ai Fatimidi grazie al comando del saggio al-Siqilli, che riuscì a respingere gli invasori.
Jawhar al-Siqilli morì ad oltre 80 anni, il 28 gennaio del 992. Per quanto si sa, la tomba posizionata nel lato nord della moschea – università al-Azhar sembrerebbe appartenere a lui – di questo però non vi è certezza in quanto vi sono alcune controversie che vedrebbero la tomba appartenere ad uno schiavo turco. Sebbene non vi sia un luogo dove commemorare il grande e benevolo conquistatore di origine siciliana, la storia parla e parlerà sempre per lui, assieme a quella che oggi è la splendente capitale d’Egitto, destinazione, nel bene e nel male, di centinaia di migliaia di visitatori, pronti a scoprirne tutte le nascoste meraviglie.
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