Negli scorsi giorni è stata approvata la nota di aggiornamento al Def che ha sancito nuovi tagli all'Istruzione per il 2020 e per gli anni a seguire fino al 2040.
Nelle scorse settimane il neoministro dell’Istruzione aveva annunciato nuovi fondi per la scuola e l’università, prevedendo di investire 3 miliardi per rilanciare il settore istruzione e per finanziare i progetti che aveva in mente spingendosi anche ad immaginare delle nuove tasse su merendine e trasporto aereo, per trovare le risorse in mancanza di nuovi investimenti.
Nella nota di aggiornamento al Def che è stata presentata alle Camere e che il Governo ha approvato, però, nonostante le rassicurazioni arrivate da più parti, risultano invece i tagli, col bilancio che passa dal 3,5 % come stabilito quando è stato approvato il Def nella scorsa primavera, al 3,4 % secondo quando previsto nella nota di aggiornamento al Def, con un taglio dello 0.1 % che significa 1,8 miliardi in meno per la scuola.
Secondo quanto riportato da Il Sole 24 ore, il testo della Nadef come pubblicato sul sito del Ministero dell’Economia e delle Finanze, prevede infatti, nella tabella R1 a pagina 48 del testo che si può consultare sul sito del ministero stesso, alla voce scuola uno stanziamento del 3,4 % del Pil per quanto riguarda il 2020, con un calo al 3,2 % nel 2025, che scenderà al 3,1 % nel 2030, e arriverà al 3 % nel 2035, con un aumento di spesa previsto solamente per il 2040.
Il problema si ravvisa quindi nel breve e immediato periodo, dove questo taglio previsto nella nota di aggiornamento, prevede circa 1,8 miliardi in meno che potrebbero mettere la parola fine alle tante idee proposte del neoministro tra cui l’abolizione delle classi pollaio o l’aumento dello stipendio per i docenti che da sole potrebbero costare circa 2 miliardi di Euro, ma che visti i tagli diventano sempre più un miraggio.
Nel lungo periodo, i tagli potrebbero influire meno perché si compensano con la diminuzione del numero degli studenti, dato che le previsioni per i prossimi anni parlano di calo dei giovani in età scolare e che quindi potrebbe ridurre il costo del settore istruzione grazie al flusso demografico sempre più in calo negli ultimi anni.
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