Cresce il numero di lidi e stabilimenti in Sicilia: un fenomeno che, seppur in parte positivo, trascina con sé abusivismo e irregolarità.
Lidi e stabilimenti balneari in Sicilia, quasi raddoppiati negli ultimi dieci anni, sarebbero destinati a crescere ancora. Infatti, uno studio di Unioncamere incentrato proprio sull’aumento dei lidi in tutta la Penisola, indicherebbe un rilevante passaggio dai 255 registrati al 30 giugno 2009 ai 438 del 2019.
Secondo quanto riportato dall’approfondimento realizzato dall’edizione palermitana di Repubblica, con una crescita pari al 71,8 % la Sicilia sarebbe quarta regione italiana (dopo Calabria, Campania e Puglia) per numero di stabilimenti aperti lungo l’ultimo decennio. Dati, tuttavia, non del tutto soddisfacenti se confrontati con le 1.060 strutture dell’Emilia Romagna che possiede solo un quarto delle coste siciliane. La provincia in cui si registra una più rapida e consistente crescita nel settore in questione sarebbe quella di Messina (con 61 lidi in più dal 2009), seguita da quelle di Palermo e Trapani.
Ma a cosa si deve questo fenomeno? La crescita esponenziale sarebbe frutto di una nuova normativa varata dalla Regione e volta, grazie a nuove concessioni fino al 2020, ad agevolare l’imprenditoria balneare. La reazione di molti imprenditori non si è fatta attendere: ammonterebbero, infatti, a 600 le richieste fatte presso gli uffici dell’assessorato al Territorio. In attesa che le prime richieste di nuove concessioni vengano accolte, tuttavia, c’è chi occuperebbe abusivamente le aree demaniali libere creando dal nulla lidi e piattaforme senza alcuna autorizzazione.
Per tale ragione, la direzione marittima della Sicilia occidentale (da Finale di Pollina a Gela, isole Egadi, Pelagie, Ustica e Lampedusa comprese) della guardia costiera dall’inizio della stagione estiva ha effettuato 4.257 controlli a lidi e stabilimenti balneari: sono state riscontrate 102 irregolarità che hanno portato a sanzioni amministrative per 31.591 euro. I sequestri sono stati undici, tutti per lidi o piattaforme senza autorizzazione. Così, da inizio maggio la guardia costiera ha restituito oltre 20 mila metri quadrati di spiagge e scogliere alla libera fruizione.
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