UNICT – Il prof. Faraci ai neolaureati: “Non è il voto a fare la differenza nella vita”

Anche quest'anno si è tenuto il sempre più celebre discorso del Presidente del Corso di Laurea in Economia Aziendale, il professor Rosario Faraci.

Durante la cerimonia di laurea del 30 luglio scorso, il professore Faraci, Presidente del Corso di Laurea in Economia Aziendale, ha tenuto il consueto discorso di incoraggiamento e di auguri ai giovani neo dottori. Riportiamo il discorso integrale:

“Cari neo dottori
congratulazioni a nome del corpo docente di questo corso di laurea e mio personale per il risultato conseguito, per la conclusione del percorso di studi della triennale, per l’impegno e lo sforzo profusi in questi anni, per tutte le rinunce che avete operato, per tutte le soddisfazioni che vi siete meritati strada facendo, per qualche gioia provata, per qualche dispiacere sperimentato sulla propria pelle, per qualche umiliazione subita. Ciò che conta è alla fine che siate tutti siete qui, ed è giusto che il momento venga festeggiato pubblicamente alla presenza delle persone a Voi più care.
Vi ricordo, qualunque sia il voto ottenuto con questo diploma di laurea, compreso il massimo e la lode, che non è e non sarà mai un numero che farà la differenza nella vita, ma strada facendo dovrete dimostrare di avere sempre i numeri giusti per trovarvi al posto giusto e al momento giusto. Sono i numeri dell’umiltà, della determinazione, della volontà, della professionalità, delle competenze e delle soft skills, del gioco di squadra. E a proposito della squadra, fate tesoro anche del valore del fare gruppo magari sperimentato in un gioco, in una competizione, in un progetto, in un business plan durante questi anni di Università. Spesso da adulti si dimentica in fretta dell’importanza del fare gruppo. Nella vita, per fare la differenza, non sarà sufficiente essere bravi da soli; perché di norma la differenza la fa il gioco di squadra. Dunque, giocate ove possibile per il gruppo, anche quando assumerete un ruolo di leadership all’interno del team. Ispirate e conformate la leadership al valore dell’autorevolezza e non unicamente al principio dell’autorità e del comando. Dovrete esser sempre pronti a guadagnarvi soddisfazioni e responsabilità, meriti e autorevolezza, risultati e credibilità.
Si chiude il vostro percorso di studi in uno dei momenti più bui della storia dell’Università di Catania per via del ciclone che si è abbattuto sul nostro Ateneo. Tutto ciò che è accaduto ha provocato e provoca tuttora disagio, dispiacere, in alcuni di noi e di voi grande dolore. Siamo in Italia, uno Stato di diritto, democratico e civile. Pertanto lasciamo che le vicende trovino definizione nelle giuste sedi e senza ricorrere a processi sommari collettivi che non fanno bene a nessuno. Con Voi però vorrei trarre un insegnamento utile da ciò che è successo, che magari per qualcuno di noi adulti significherà ripassare una lezione già appresa in passato.
Nella vita delle organizzazioni, quindi anche di organizzazioni grandi e complesse come l’Università di Catania, dovremmo imparare tutti a ricercare i compromessi solo verso l’alto, in nome di una condivisione ampia per una visione strategica e un orientamento al futuro, capaci di contemperare le diverse aspettative sociali degli stakeholders, i portatori di interesse. E’ troppo facile, è banale, è scontato trovare compromessi verso il basso, nel soddisfare grandi e piccoli interessi, che spesso prendono la deriva di interessi di bottega. Sul piano personale, dovremmo essere disposti sì a qualche compromesso, ma senza mai scendere al compromesso più basso, che, calpestando la nostra dignità e onestà intellettuale, consiste nel barattare il valore di metodo acquisito con la ricerca di scorciatoie, di vie brevi, di tatticismi.
Prima di giudicare fatti e persone, dovremmo imparare ad essere più rigorosi, innanzitutto con noi stessi, a proposito del metodo. Il metodo come palestra formativa, come laboratorio di valori, come merito, come affermazione del potere delle idee e del potere dell’amore che nulla hanno a che vedere con certe idee di potere che prendono strane derive e dell’amore per il potere che amore poi non è perché sovente è ossessione. Sarà capitato anche a Voi, come studenti, di aver assistito a comportamenti opportunistici e sbrigativi di colleghi, alcuni dei quali non avranno nemmeno completato gli studi, che forse con meno di un decimo dello sforzo e dell’impegno da Voi profusi, si sono portati a casa un risultato buono, addirittura superiore a quello da Voi ottenuto. Sono sicuro che in Voi si è scatenata rabbia, dispiacere, malcontento, disillusione, delusione.
Ebbene, avete provato a fare la stessa cosa all’esame o alla prova successivi? A fare passaparola con altri per legittimare e condividere quel tipo di comportamento, fino a farlo diventare una prassi ricorrente e dunque un malcostume? Non penso, perché altrimenti nessuno di Voi sarebbe oggi qui, a festeggiare pubblicamente la laurea. Immagino che, pur inghiottendo qualche boccone amaro anche di fronte a palesi distorsioni del principio della giustizia distributiva, avete lasciato che di quei fatti e di quelle persone si occupassero altri, e avete tirato dritti per la Vostra strada. Continuando ad affinare il metodo dell’impegno, della dedizione, della volontà, della disciplina, del rigore, del procedere passo dopo passo che vi ha portato fin qui. Alcuni ci sono arrivati più velocemente, altri si sono presi il tempo necessario per arrivare ugualmente al risultato finale, perché alcuni talenti giungono più tardi a maturazione. Ma tutti siete qui oggi, senza scorciatoie né opportunismi, tatticismi, raccogliendo ciò che avete dato o potuto dare strada facendo. Questo è metodo!
Bene, è il metodo che deve guidarVi nella vita, cari ragazzi. Il metodo. Fino ad ieri nello studio. Da domani in ciò che vorrete fare, dalla prosecuzione negli studi alla magistrale all’avvicinamento al mondo del lavoro e delle professioni che magari per alcuni di Voi sarà una conferma o un riposizionamento. Metodo anche nel progetto di vita, dove affetti, amori ed amicizie sono le ragioni del cuore, ma c’è anche un cuore della ragione che va rispettato, altrimenti si vivrebbe solo sull’onda dell’emotività.
Vi auguro il meglio, purchè sappiate darVi un metodo che non privilegi scorciatoie, opportunismi o, peggio ancora, sbarri artificiosamente la strada agli altri. Vi esorto ad essere leali e a provare sempre e comunque a giocare per la squadra, facendo leva sullo strumento della fiducia. Siate orgogliosi di aver conseguito la laurea all’Università degli Studi di Catania che Vi ha aiutato a sviluppare una cultura del metodo. Perché è questo che l’Università lascia come eredità immateriale a ciascuno di noi. Il metodo. Metodo che significa affermazione della costanza della forza e della straordinarietà del coraggio. Forza e coraggio. Non atti di forza per la paura di sostenere un confronto.
Voi solo sapete chi, tra i docenti – sarà stato uno, saranno due, pochi, tanti – vi ha aiutato a maturare sul piano educativo, professionale e culturale. E dal punto di vista umano. Sapete solo Voi, lo sa ciascuno di Voi in cuor suo, chi sono quei docenti che hanno lasciato il segno, che vi hanno dato fiducia quando non vi conoscevano, che sono stati capaci di dirvi “no” quando ancora un percorso non era giunto a maturazione, e che Vi hanno fatto crescere come uomini e donne, futura classe dirigente di questa nostra società
E’ questa l’Università che ci piace, che Vi piace, che piace a tutti. Ne sono sicuro. La Casa della Cultura dove ogni docente, a partire dal sottoscritto, orientato a far sempre meglio e dunque eccellente in questa tensione al miglioramento continuo e non per le medaglie che appende alla giacca, sia capace di proiettare il suo sapere verso i giovani e il territorio, verso i propri studenti e verso la comunità di riferimento. Che, ne sono certissimo, gli uni e l’altra si aspettano tanto dall’Università.
Avevate un sogno, lo avete realizzato. Quando si realizza un sogno, significa che si è lavorato sodo ad un progetto, cioè al sogno sono stati assegnati tempi tempo e obiettivi di realizzazione. E’ così che si è vincenti nella vita. O forse no, perché certe volte si cade e bisogna imparare a rialzarsi. E allora, che fare? Conviene rimanere immobili per non rischiare di perdere, o è meglio metterci la faccia per provare a guadagnare qualcosa? Detto in parole povere, conviene rinunciare ai sogni, o lasciarli nel cassetto, per non rischiare l’insuccesso? Oppure bisogna provare a trasformare un sogno in un progetto e dunque in una realtà?
Non so rispondere a questi interrogativi così dilemmatici. Vorrei ricordarVi le parole di quella canzone di Vasco Rossi: “Conta il viaggio che il sogno ti fa fare. Conta non stare mai fermi, non importa dove arrivi, tanto poi devi ripartire”.
Ripartite presto, cari dottori. Auguri e ad maiora semper!”

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