A una settimana dalla fine della scuola, docenti e presidi si preparano allo sciopero. I sindacati protestano contro le nuove misure di sicurezza e la proposta della regionalizzazione.

Foto d'archivio.
La situazione nelle scuole non migliora ancora. Le trattative del governo, alla ricerca di una soluzione sugli aumenti in busta paga e sui precari, erano bastati a Cgil Cisl e Uil per acconsentire alla sospensione dello sciopero in programma per il 17 maggio, almeno per un po’.
Lo sciopero ci sarà, anche a causa della manovra che prevede l’installazione negli uffici pubblici di sistemi di verifica biometrica (rilevazioni di impronte digitali e iride). Le prime discussioni avrebbero reso la questione meno spigolosa, escludendo gli insegnanti dal nuovo sistema di controllo; la situazione dei presidi, tuttavia, resta ancora incerta perché si è pensato di procedere con un decreto ancora da specificare.
Alla base della decisione di proseguire con lo sciopero anche la minaccia della regionalizzazione che rischia di creare un divario ancora più ampio tra nord e sud.
“Lo sciopero in ogni caso – hanno dichiarato alcuni sindacalisti presenti al tavolo unitario – era convocato anche contro la regionalizzazione oltre che su ccnl e stabilizzazioni. In questi mesi sono state presentate le proposte preparate dal governo con Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. Nel quadro di queste autonomie rafforzate, cosa dice l’intesa? Ribadisce principi astratti (unità e identità culturale; status giuridico; CCNL; reclutamento uniforme; unitarietà ordinamenti, curricola e governance). Nessuna Regione mette in discussione questi elementi. Con la gestione degli organici, fondi autonomi, la possibilità di integrare i curricola con l’attuale autonomia, possono comunque smantellare i sistemi nazionali come si propongono di fare”.
“Questo – concludono – era l’unico sciopero sulla regionalizzazione, nonostante le intese riguardino altri servizi universali (dalla sanità ai trasporti). In ogni caso, come nel 2015, proprio qui si poteva innescare una prima rottura di massa con le politiche del governo contro lavoro e diritti. In queste settimane si stavano infatti moltiplicando assemblee, comitati e prese di posizione. Con l’intesa, con la sospensione dello sciopero, si rischia invece di dare un sostanziale via libera alla regionalizzazione. Non a caso il primo a felicitarsi è stato Salvini”.
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