Enti, associazioni e comuni del catanese scenderanno oggi in piazza per condannare lo stupro di gruppo dello scorso 15 marzo a Catania: moltissime le adesioni e i messaggi di solidarietà nei confronti della giovane americana coinvolta.
Immediata e irremovibile è arrivata la risposta della città di Catania sullo stupro verificatosi lo scorso 15 marzo nei pressi di piazza Europa. Alle ore 19 di oggi si svolgerà una manifestazione, proprio nel luogo dove è avvenuta la violenza, per ribadire la solidarietà alla diciannovenne americana coinvolta e prendere le distanze da un gesto che non ha lasciato nessuno indifferente. L’iniziativa è promossa dalla Comunità di Sant’Egidio Sicilia e sostenuta da diversi enti e moltissimi comuni e associazioni.
“Catania ha ricevuto un pugno allo stomaco. Forte e inaspettato – si legge sulla pagina Facebook dedicata all’evento —. L’atroce violenza subita da una ragazza statunitense non può vedere la città indifferente. Catania deve mobilitarsi per dire un no chiarissimo alla brutalità, alla violenza. Ma anche per dire un sì netto a favore della dignità della donna. Dopo lo sgomento iniziale, deve arrivare il momento della solidarietà verso una vittima che potrebbe essere benissimo nostra sorella, nostra figlia o semplicemente un’amica. Arrivati così in basso, le forze vive di questo territorio, al di là della loro appartenenza politica, religiosa o culturale, devono riflettere su quali siano i valori che devono contraddistinguere un consesso che si possa ritenere davvero civile e quali le nuove generazioni devono apprendere con urgenza per evitare ulteriori eventi al limite dell’inumano”.
Dichiarazioni e nuovi dettagli sulla violenza sono arrivati nei giorni scorsi: mentre la giovane donna coinvolta, che lavorava nella città etnea come au pair, è tornata temporaneamente negli Stati Uniti per ritrovare l’affetto e il conforto dei propri cari, il Comune di Catania si è costituito parte civile nel processo e i legali dei tre stupratori hanno dichiarato che la verità è un’altra e che la versione fornita dalla vittima presenta alcune lacune. Una versione che, tuttavia, sembra basarsi su prove schiaccianti come il filmino girato dagli stessi ragazzi, sui messaggi e sulle chiamate della ragazza ad amici e Carabinieri.
La città etnea, tuttavia, sin dal primo momento non ha avuto dubbi e ha scelto subito da che parte stare. Moltissimi sono stati sui social i commenti di solidarietà nei confronti della diciannovenne e di dura condanna per i tre catanesi. “Per cancellare questi comportamenti è indispensabile educare tutti i futuri adulti al consenso – scrive ad esempio Silvia su Facebook –, perché è orribile e inammissibile che se essere “un poco brilla, ma tranquilla” sia considerato un invito. Questa educazione deve arrivare dalle famiglie e soprattutto dalla scuola”. O ancora, Claudia: “Servono pene severe per chi stupra e leggi che tutelino le donne che scelgono di denunciare… È assurdo che ancora oggi una donna non possa fare una passeggiata per paura di essere sessualmente aggredita”.
Dai social alla piazza, la cittadinanza ha scelto questa volta di non rimanere in silenzio e di lanciare un segnale forte: condannare, senza se e senza ma, atti del genere si dimostra un imperativo al quale non è possibile sottrarsi, a Catania come in qualsiasi parte del mondo. Manifestare è un gesto simbolico che, tuttavia, può rivelarsi un momento di importante: di confronto su alcune tematiche di primaria importanza al fine di trovare una strategia comune e, infine, di solidarietà nei confronti di una giovane per una violenza che, in nessun modo, potrà essere cancellata.
Anche il movimento femminista Non Una di Meno ha espresso solidarietà per la giovane: “Ci stringiamo attorno alla ragazza americana di 19 anni stuprata pochi giorni fa qui a Catania da tre uomini. Nessuna deve sentirsi sola, nessuna deve avere più paura. Il nostro abbraccio di solidarietà femminista continua ad allargarsi per ogni angolo di questa città, che abbiamo invaso lo scorso 8 marzo coi nostri corpi e fatto risuonare con le nostre voci per gridare forte che “se toccano una toccano tutte”, che siamo tante e che non siamo più disposte a sopportare la violenza maschile e l’oppressione di genere”.
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