I TFA sostegno frutteranno alle università italiane oltre 20 milioni di euro, ma i prezzi per frequentare i corsi non sono sostenibili per la maggior parte dei candidati. La cattiva notizia è che la Sicilia chiede più di tutta Italia.
Le università italiane hanno pubblicato i bandi per la domanda di partecipazione ai Corsi di specializzazione per sostegno per l’a.a 2018/2019. Ciascun ateneo da Nord a Sud ha indicato scadenze, modalità di iscrizione e costi.
E sono proprio i costi – in alcuni casi proibitivi – a destare malcontento e indignazione. L’asticella dei prezzi si alza man mano che si va verso sud: se in Piemonte e Lombardia il costo oscilla tra sui 3.000 €, la Sicilia con i suoi 3.700€ è battuta solo dalla Campania che chiede cento euro in più. Anche la tassa per il test di ammissione è un boccone amaro, con prezzi che oscillano tra i 100 e 200 € in tutta Italia per poter solo tentare la sorte. Non è poi l’unica fonte di indignazione, sembra infatti esserci un’incongruenza tra domanda e posti disponibili, che abbondano a Sud dove sono meno richiesti.
Ci si chiede com’è che al Sud si possa chiedere prezzi così esosi. Molti candidati, che si presenteranno alle prove pre-selettive, si chiedono se sia un tentativo di rimpolpare le casse degli atenei. È risaputa la situazione economica in cui versano gli atenei meridionali, che oltre a ricevere il 30% in meno di fondi statali rispetto al 2008, non riescono neanche a competere con gli iscritti ad atenei del Centro-Nord.
L’Anief ha espresso il suo disappunto in un comunicato stampa. Il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico ha criticato il Ministero affermando che “il Miur è venuto meno al suo ruolo di garante e di gestore centrale della macchina organizzativa scolastica”, e gli atenei italiani i quali “non possono decidere autonomamente se e come allestire i corsi oppure trasformare questa formazione in introiti economici per compensare quelli mancati”.
Intanto si diffonde il malcontento tra i futuri candidati, soprattutto nei commenti sui social: come si nota dai post sono molti i laureati scoraggiati dal salasso delle Università. Una candidata siciliana scrive su uno dei gruppi dedicati: “E poi mi dicono che non bisogna lamentarsi. Ma come si fa? C’è chi commenta che è sempre stato a pagamento. Certo, allora diamo la possibilità di andare avanti sempre e solo alle persone che hanno i soldi e che si possono permettere di spenderli.”
I candidati oltre a spendere per test e corso effettivo, qualora dovessero essere ammessi, sono anche indirizzati verso corsi di preparazione per il superamento della prova. In questo modo i candidati si vedono spillare qualche centinaio di euro da vari centri di formazione per aumentare le proprie chance di successo.
I test di ingresso si terranno per tutta l’Italia il 15 e 16 aprile. L’accesso e i corsi di preparazione per sostegno sono una macchina che vede portare agli atenei italiani oltre 20 milioni di euro all’anno, si prevedono oltre 150.000 adesioni per appena 14.000 posti. Si spera che gli atenei italiani useranno i soldi dei candidati per migliorare servizi e offerte formative.
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