Stabilita la data per le elezioni amministrative in Sicilia. Al voto 38 comuni siciliani. La scelta di una data diversa da quella delle elezioni europee fa già discutere.
È arrivata la conferma della giunta regionale, guidata da Nello Musumeci: la data delle prossime elezioni amministrative in 38 comuni siciliani sarà il 28 aprile. Caltanissetta, Gela, San Cataldo, Aci Castello, Bagheria, Monreale, Pachino e Mazzara del Vallo sono i comuni più grandi coinvolti, che vedranno aggiungersi alla data del 28 quella del 12 maggio in caso di ballottaggio.
Gli altri, Caltabellotta, Naro, Racalmuto, Santa Elisabetta, Mazzarino, Motta Sant’Anastasia, Ragalna, Zafferana Etnea, Aidone, Brolo, Condrò, Forza D’Agrò, Leni, Mandanici, Mistretta, Oliveri, Rometta, Spadafora, Tortorici, Bonpietro, Cinisi, Roccamena, Segesta, Campobello di Mazara, Salaparura e Salemi, con l’esclusione dei comuni sciolti per mafia di Castelvetrano e Borgetto.
C’è già, tuttavia, chi ha trovato nella scelta della data un motivo di polemica poiché si tratta di un’occasione sprecata per unire le amministrative siciliane con le elezioni europee, che avverranno probabilmente in una data compresa tra il 23 e il 26 maggio.
L’operazione potrebbe costare alla Sicilia e ai siciliani fino a un milione di euro. Un’accortezza che, secondo il capogruppo M5S all’Ars, all’interno della maggioranza non è stata presa in considerazione. La risposta sarebbe arrivata quasi subito tramite una nota stampa dell’assessore regionale alle Autonomie locali.
“La data del 28 aprile, individuata dal Governo per le prossime elezioni amministrative nell’Isola, è stata una scelta obbligata dalla decisione del Parlamento siciliano – ha dichiarato l’assessore Bernadette Grasso -. Nella legge regionale, che consentirà finalmente alle ex Province di tornare al voto, dopo anni di continui commissariamenti, infatti, è stato previsto che il rinnovo dei sindaci e dei Consigli comunali fosse antecedente a questa consultazione. Visto che a fine maggio si voterà anche per il Parlamento europeo, quindi, non c’erano altre possibilità. L’ipotesi di un ‘election day’ tra amministrative ed europee non era praticabile perché avrebbe fatto slittare le elezioni di Città metropolitane e Liberi consorzi dei Comuni a dopo il 30 giugno, costringendoci all’ennesima norma di proroga dei commissari straordinari e quindi con ulteriori costi per gli Enti locali”.
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