Un nuovo decreto rivoluziona la situazione relativa a molti istituti siciliani: alcuni vengono soppressi ed altri accorpati, ma solo al fine di crearne di nuovi e di far nascere altri indirizzi.
Un nuovo decreto assessoriale è pronto a ridisegnare il sistema dell’istruzione siciliana: se da un lato la misura prevederà la creazione di nuovi indirizzi, dall’altro sopprimerà o accorperà parecchi istituti. Anche le scuole superiori della provincia etnea registreranno conseguenze rilevanti.
L’Istituto tecnico “G. Ferraris” di San Giovanni la Punta, che vive da anni una situazione di difficoltà e registra un numero sempre più esiguo di alunni, verrà aggregato al vicino Istituto superiore “De Nicola” . Cessa di esistere in maniera autonoma l’Istituto comprensivo “Rimini” di Aci Trezza , prossimamente accorpato al “Falcone” di Aci Castello. Anche Acireale viene colpita dai cambiamenti: il suo Istituto superiore “Ferraris” accoglierà il “Majorana-Meucci”, dalla vita ormai breve. A Gravina, infine, il Circolo didattico “Giovanni Paolo II” viene trasformato in Comprensivo con l’istituzione della scuola secondaria di primo grado.
Altre scuole, come gli istituti “Dalla Chiesa” e “Mazzei-Sabin” di Giarre, sopravvivono rimanendo però a rischio: in caso di mancati miglioramenti, il prossimo anno potrebbe decretare anche la loro fine.
In Sicilia vengono, dunque, soppresse 17 scuole autonome e tale decisione è destinata a provocare polemiche e dividere l’opinione pubblica. La Regione, tuttavia, preferirebbe chiudere le scuole più spopolate per permettere la creazione di nuove istituzioni ed indirizzi.
“La nuova rete scolastica siciliana, attraverso l’attivazione di nuovi indirizzi, permette un ampliamento dell’offerta formativa e una più efficiente riorganizzazione del sistema, anche alla luce del piano di dimensionamento per il 2019/2020 – spiega l’assessore all’Istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla -. È stato però inevitabile tenere conto del decremento della popolazione scolastica siciliana che ha imposto alcune scelte dolorose, come l’accorpamento o, in altri casi, la soppressione nominale di alcuni istituti, pur sempre con l’obiettivo di garantire la migliore funzionalità possibile agli stessi. Al contempo, ritengo che l’attivazione di nuovi indirizzi di studio renderà certamente più appetibile e maggiormente in linea con le richieste del mercato del lavoro l’offerta formativa regionale, dando così la possibilità agli istituti di incentivare nel tempo il numero di iscrizioni”.
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