A cinquant'anni dal furto della tela del celebre artista milanese, un detective olandese si è messo sulle sue tracce, convinto che il capolavoro non abbia mai lasciato la Sicilia.
Stare al mondo significa avere a che fare, almeno una volta nella vita, con i misteri che fanno parte della sua storia. Spesso irrisolti, non si può far altro che informarsi e ragionarvi, sperando di essere colui o colei che possa risolverli, finendo però per arrendersi all’evidenza: certe storie sono destinate a rimanere senza un finale. Tra questi misteri senza una fine, ve n’è uno tutto siciliano: si parla naturalmente della scomparsa della Natività, abbreviazione della Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d’Assisi dipinta nel 1600 circa da Michelangelo Merisi, conosciuto ai più come Caravaggio.
Alloggiata nell’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, la tela fu commissionata all’artista milanese che però, probabilmente, non passò mai dal capoluogo siciliano, e che quindi non la vide mai posta sull’altare maggiore dell’oratorio, dove rimase intatta e conservata negli anni (grazie ad un perfetto restauro nel 1951) fino all’ottobre del 1969.
Era la notte tra il 17 e il 18 ottobre di cinquant’anni fa quando, in un luogo dove le misure di sicurezza non erano necessarie, un ladro si introdusse nell’oratorio e trafugò la preziosissima tela. Il furto fu molto probabilmente commissionato dalla mafia; dal momento in cui ci si accorse della scomparsa, cominciarono a fiorire le teorie più disparate sulla fine che poteva aver fatto la Natività.
La più quotata fu quella del seppellimento della tela assieme a cinque chili di cocaina e alcuni milioni di dollari da parte del narcotrafficante Gerlando Alberti, fino a che non si scavò nel luogo indicato e si trovò tutto, meno che la tela. Arriva dal 1980, invece, l’informazione di una vendita mai avvenuta, fissata per il 23 novembre, giorno del terremoto d’Irpinia.
Dopo gli anni ’80, solo informazioni deludenti, che però sostengono tutte la stessa tesi: la tela è stata distrutta, danneggiata irrimediabilmente subito dopo il furto secondo una voce, rosicchiata da dei topi mentre era nascosta in una stalla secondo altre oppure scomposta, infine, per essere venduta clandestinamente. L’ultima notizia però sembrerebbe falsa: proprio l’anno appena passato, il mafioso Gaetano Grado ha raccontato alle autorità che la tela sarebbe ancora integra, ma nascosta; sarebbe stata affidata ad un antiquario svizzero, trasferita nel 1970 dal boss Gaetano Badalamenti in cambio di diverse migliaia di franchi svizzeri.
Ed è qui che entra in gioco Arthur Brand, detective olandese specializzato nel ritrovamento e nel recupero di opere d’arte scomparse, famoso per aver ritrovato un mosaico bizantino trafugato da Cipro nel 1974. Brand sostiene che la “Natività” non sia mai uscita fuori dall’Isola; piuttosto, dichiara a La Lettura, “Apparterrebbe a una famiglia che teme di farsi avanti perché quella tela indubbiamente scotta”. Deciso a trovarla, il detective olandese invita i possessori a farsi avanti, addirittura “anche contattando me, se si preferisce, in modo che io possa fare da tramite con le forze dell’ordine e trovare soluzioni affinché gli innocenti non ci rimettano e non si sentano posti sotto accusa”.
L’obiettivo, in ogni caso, è uno solo: far tornare a casa un capolavoro dell’arte caravaggesca a lungo perduto, così da permettere alle vecchie e nuove generazioni di ammirarne la bellezza ancora una volta, finalmente al sicuro dalle mani sbagliate.
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