Manca circa un mese all’attesa festa di Sant’Agata e la trepidazione dei catanesi, che aspettano di riabbracciare la Santuzza, aumenta di giorno in giorno.
Sabato 12 gennaio verrà aperto al pubblico il sacello che custodisce le reliquie della Santuzza: i tanti fedeli potranno quindi visitare la bellissima cameretta (“a cammaredda” per i catanesi) di Sant’Agata, un evento rilevante non solo dal punto di vista emotivo e devozionale, vista la grande partecipazione dei catanesi per la festa di Sant’Agata che negli anni non accenna a diminuire, ma anche dal punto di vista culturale dato che sarà possibile ammirare i dipinti del ‘500 presenti nella cameretta.
Sulla cameretta ci sono tante leggende, costruite nell’arco del tempo da chi probabilmente non ha avuto l’onore e il piacere di ammirarla: alcuni raccontano che Sant’Agata sia custodita al suo interno, nel sotterraneo del duomo, dietro un drappo rosso con davanti il fiume Amenano che scorre incessantemente da secoli. Altri pensano sia grande più dell’altare centrale e che al suo interno vi siano oro e gioielli di ogni tipo, tanto da attirare l’attenzione dei più furfanti ladri di città tanto da crearne leggende, come la famosa storia dei tre cancelli costruiti dopo il furto al tesoro Agatino.
In realtà, la cameretta fu ricavata in uno dei due vani aperti attraverso il poderoso muro dell’abside centrale, usati come passaggio fra il santuario (area presbiterio) e le cappelle laterali absidali, proprio nel XII secolo dopo il rientro delle reliquie da Costantinopoli. Quindi una stanzetta dalle dimensioni piuttosto ridotte, ricca di affreschi secolari e che sul suo lato destro ne conserva accuratamente lo scrigno della Santuzza, nella parte bassa; nella parte superiore destra, conservato dietro un poderoso armadio argenteo, si ritrova invece proprio il busto reliquiario, che viene portato giù dagli addetti da un piccolo elevatore, dopo aver montato le ali d’argento, e successivamente, al momento dell’uscita, fatto scorrere lungo dei brevi binari lignei che l’accompagnano all’interno della cappella Agatina.
La più antica pittura, frontale alla porta, è la “Pietà” di un maestro sconosciuto di Galatina, di scuola toscana e marchigiana, realizzata presumibilmente a cavallo tra il 300 ed i primi anni del 400. Sulla parete di sinistra è invece rappresentato il “David”, sopra il gruppo della Pietà, “Morte del Vicerè Ferdinando de Acuña” e “Madonna col Bambino” (1467-1535) di Antonello de Saliba, nipote del più famoso Antonello da Messina.
Tutti i devoti potranno quindi correre a visitare il sacello, sabato 12 gennaio, accorciando la distanza dai giorni della festa vera e propria, quando sarà Sant’Agata ad andare incontro ai cittadini nei consueti festeggiamenti del mese di febbraio.
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