“Per i Comuni che si trovano in stato di dissesto finanziario ai sensi dell’articolo 244 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, il pagamento della tassa rifiuti (Tari), di cui all’articolo 1 della legge n. 147 del 2013, da parte dei titolari di utenza di fornitura di energia elettrica, può avvenire, a seguito di apposita deliberazione del Comune, ai sensi dell’articolo 52 del decreto legislativo 15 dicembre 1997, mediante addebito delle fatture emesse dall’impresa elettrica”. Recita così l’emendamento in esame al Parlamento che permetterà ai Comuni in dissesto – stato in cui il Comune di Catania è ufficialmente dallo scorso 12 dicembre – di inserire nella bolletta elettrica il costo della Tari, la tassa rifiuti che solo nel capoluogo etneo è evasa da un cittadino su due (quasi il 50%).
I Comuni devono comunicare al gestore elettrico entro il 28 febbraio di ogni anno gli importi relativi a ciascun contribuente. Il pagamento avverrà in sei rate. In pratica sta per prendere forma quanto avviene già avviene per il pagamento del canone Rai. Con l’approvazione del maxi-emendamento il Comune sarà chiamato a una apposita delibera da votare in Consiglio: il sindaco Pogliese, a tal proposito, nelle scorse settimane ha dichiarato che un provvedimento simile permetterà di incassare una quarantina di milioni in più l’anno.
Per chi ha pagato regolarmente ovviamente non ci sarà nessun problema mentre gli evasori dovranno versare quanto dovuto per non “rimanere senza luce”.
A questo punto scatta l’allarme bolletta per gli studenti in affitto: chi non paga la tassa sui rifiuti – indipendentemente dal contratto regolare o meno – potrebbe ritrovarsi con una bolletta più salata del dovuto e pagare per qualcosa che di consueto è a spese del proprietario di casa.