L'allarme arriva dai sindacati: i posti vacanti sono così tanti da non poter essere coperti. E sono in aumento.
Che la scuola sia in uno stato di emergenza insegnanti, è noto sin dall’inizio del corrente anno scolastico: nonostante fossero aperti circa 57mila posti di lavoro, sono stati assunti effettivamente solo 25mila docenti.
Il resto dei posti è rimasto scoperto, specialmente al Nord Italia dove, svuotate le graduatorie ad esaurimento (fatta eccezione per “i precari delle materie più inflazionate che nessuno vuole come diritto”, come riporta l’inchiesta de Il Corriere della Sera), vi è stato l’obbligo ad assumere gli universitari con sola triennale.
Ma questa minima copertura non basta: si prospetta all’orizzonte, infatti, il maxi pensionamento degli insegnanti nati nei primi anni ’50 che, con gli anni di servizio, hanno compiuto i termini proposti dalla legge Fornero, ovvero 67 anni d’età o 41 anni lavorativi e 10 mesi di contributi.
Tra le richieste, figurano anche quelle di chi ha meno anni di servizio ma che, a conti fatti coi tagli che loro spetteranno nell’assegno della pensione, vi andranno comunque. I docenti interessati, in ogni caso, sono circa 100.000, mentre le richieste pervenute sono circa 15.000.
Tutti questi numeri vanno a sommarsi, creando un livello d’allerta critico, insormontabile: nonostante i concorsi straordinari (per l’infanzia e la primaria) potrebbero coprire una parte dei posti vuoti al nord, gli ordinari, per la scuola secondaria, non saranno espletati al riguardo delle assunzioni dell’anno scolastico 2019/20.
I tempi sono ristretti e le attese per andare a coprire tutti i posti vuoti sono troppo lunghe: gli studenti hanno già cominciato il nuovo anno scolastico senza la presenza degli insegnanti e, con questi dati per nulla promettenti, questa situazione di disagio potrebbe continuare per un lungo tempo, creando così danni spaventosi anche ai fini dell’istruzione.
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