Categorie: Attualità

“Restate in Italia”: l’invito del ministro del lavoro Di Maio agli studenti

Ospite della videochat di Skuola.net, il ministro del Lavoro, dello Sviluppo economico e delle Politiche sociali Luigi Di Maio ha affrontato la questione dei giovani italiani: i temi principali sono stati istruzione e lavoro.

Il vicepremier e ministro del Lavoro, dello Sviluppo economico e delle Politiche sociali Di Maio è intervenuto sulla situazione dei ragazzi in Italia in una videochat organizzata da Skuola.net e ha assicurato che il 2019 sarà “l’anno del cambiamento“. Dalla chiacchierata tra Di Maio e i giovani è emerso che i temi caldi che interessano di più i giovani italiani riguardo l’istruzione, la formazione e la situazione in cui versa il lavoro in Italia.

Proprio in merito alle prospettive occupazionali, il ministro Di Maio ha avuto modo di spiegare la Legge di Bilancio del 2019 e laquota 100“, ovvero la possibilità di andare in pensione raggiungendola con la somma di età anagrafica e anzianità contributiva. Riguardo questo particolare provvedimento Di Maio ha sottolineato quanto esso sia rivolto ai giovani, dato che prevedendo il pensionamento di diverse persone possa creare posti di lavoro per i giovani che si affacciano a questo mondo.

Il ministro ha anche avuto modo di parlare del reddito di cittadinanza, difendendolo dall’accusa di essere una misura assistenzialista e spiegandone il funzionamento. Esso prevede un requisito base che permetterà di evitare che chi prende il reddito non faccia nulla o lavori in nero: si tratta della necessità di passare la mattina nei centri di formazione e il pomeriggio a svolgere lavori socialmente utili.

Di Maio ha inoltre spiegato che il numero di persone cui sarà rivolto il reddito di cittadinanza sarà destinato a diminuire con il progressivo inserimento degli interessati nel mondo del lavoro. Serve a garantire una serenità economica mentre, parallelamente, si entra nel programma di formazione. Per creare un ponte tra chi vuole entrare nel mondo del lavoro ma non sa come fare” ha spiegato Di Maio. A questo proposito ha parlato dei centri per l’impiego che cambieranno modo di azione: saranno inizialmente luoghi virtuali gestiti da un software che analizzi e valuti le competenze delle persone per poi distribuirle sul mercato. Solo successivamente si passerà ai luoghi fisici per i centri del’impiego.

Per quanto riguarda la formazione, il ministro ne ha sottolineato l’importanza e l’urgenza di azione, in quanto troppo spesso i giovani non hanno le competenze per svolgere un lavoro e sono scartati perché le aziende preferiscono personale pronto. Bisogna quindi migliorare anche la scuola e fare in modo di snellire e rendere meno difficile il passaggio dall’ambiente scolastico a quello formativo. Si prevede di avviare progetti per far capire ai ragazzi le proprie inclinazioni e per stimolare l’inventiva dei giovani verso la creazione di startup. A questo proposito, il MIUR ha già stanziato 7 miliardi e sta per nascere un fondo di investimento per stanziare 1 miliardo di euro nelle startup innovative” ha dichiarato Di Maio.

Sempre riguardo la scuola, l’attenzione di Di Maio parla degli istituti tecnici e commerciali, spesso bistrattati nel sistema scolastico italiano, che il ministro definisce le ‘cenerentola’ del sistema didattico italiano”,  sottolineando la loro importanza in quanto formano i lavoratori del domani.

Tra gli impegni di cui ha parlato il vicepremier ci sono anche la questione dei rider, cioè i giovani che fanno le consegne a domicilio ma sono poco tutelati o ancora l’abolizione della pubblicità sul gioco d’azzardo che crea danni e dipendenza nei giovani.

E alla domanda finale posta al vicepremier su come si immagina l’Italia nel 2023, alla fine del mandato, Di Maio risponde così: “Spero che fra 5 anni l’Italia sia un luogo in cui non ci siano più ragazzi che fanno un biglietto di sola andata per Londra, Berlino o New York, perché non hanno trovato uno Stato che li prenda per mano e gli dica ‘troviamo lavoro assieme’. Un Paese che incoraggi a restare e non ad andarsene”.

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