Inaugurata ieri, in occasione della Notte Europea dei Ricercatori, al Monastero dei Benedettini è in corso una mostra intitolata "Scienziate in luce": obiettivo del progetto è restituire visibilità a tutte quelle donne cancellate dalla grande Storia.
“Ignote al mondo o dileggiate ieri, le scienziate del passato e del presente hanno scritto sul libro inospitale del discorso scientifico ufficiale pagine memorabili. Questa mostra mette in luce alcune di loro – solo pochi nomi tra i moltissimi che dal Medioevo a oggi sono stati cancellati dalla storia ufficiale della scienza”. Si apre così la mostra “Scienziate in luce” inaugurata ieri pomeriggio, alle 19, nelle Cucine dell’ex Monastero dei Benedettini, sede del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania.
Si tratta di un’iniziativa – promossa dal collettivo femminista catanese RivoltaPagina e dal Centro studi di genere Genus – inserita all’interno della “Notte Europea dei Ricercatori” che, come ogni anno, ha coinvolto diversi atenei italiani e d’Europa per alimentare il dialogo tra cittadini e ricercatori e per sottolineare l’importanza e i valori della ricerca. Una ricerca, però, che già dal titolo dell’iniziativa – che utilizza il linguaggio maschile neutro – reitera una problematica di genere estremamente attuale.
Proprio da qui parte l’idea della mostra che, a sua volta, è parte di un progetto più ampio: l’esposizione “Anche la cancellazione è violenza” del Collettivo femminista catanese RivoltaPagina, inaugurata nel 2014 in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle donne del 25 novembre, che da allora punta a denunciare la scomparsa delle donne dalla grande Storia. Quante volte è capitato di sfogliare un libro di storia e chiedersi “E le donne?”
Se è vero che il sistema patriarcale, che affonda le proprie radici nei rapporti di potere tra i sessi, ha sempre tentato di escludere le donne da qualsiasi tipo di attività tramite, ad esempio, la negazione dell’accesso all’istruzione, non sono poche le figure femminili che – barcamenandosi tra mille difficoltà – sono riuscite a distinguersi e a lasciare un contributo importante. Sapevate, ad esempio, che è stata l’attrice hollywoodiana Hedy Lamarr a inventare un metodo di trasmissione sul quale si basa oggi il wi-fi, il bluetooth e tutte le comunicazioni di telefonia cellulare?
E che è stata Rosalind Franklin, a scoprire la struttura del DNA, ma che i suoi colleghi superiori uomini – i famosi Watson e Crick – le hanno praticamente sottratto il Nobel? In tal senso, secondo le RivoltaPagina, “la mostra, che non ha pretese scientifiche nel senso comunemente inteso, ha invece l’ambizione di proporre un uso critico, consapevole, della “vecchia storia” – in questo caso della scienza – e di contribuire alla nascita di una storia nuova”.
Benché se ne stia lentamente prendendo coscienza, infatti, ancora poco è stato fatto, per rimediare a questo intenzionale processo di marginalizzazione e inferiorizzazione. Nei libri di storia, nei programmi scolastici, gran parte delle donne sono ancora assenti e tuttavia sono moltissime le astronaute, scrittrici, scienziate, filosofe, ingegnere, rivoluzionarie, voci attive nei circoli intellettuali, personalità forti nei movimenti politici, figure di spicco nell’arte, nella letteratura, nella scienza che si sono distinte in ogni ambito del sapere.
“Mi preme sottolineare che tutte le donne sono state escluse dalla storia, oggi ci concentriamo sulle scienziate”, ha precisato infatti Stefania Arcara, docente di Studi di genere all’Università di Catania, ieri sera nel corso dell’inaugurazione della mostra. Il focus sulle scienziate, derivato da direttive europee su donne e scienza, non è che la risposta a una delle tante facce di una violenza – perpetrata ancora oggi dai rapporti di potere vigenti – che, in realtà, coinvolge in egual misura tutte le donne.
Pertanto quello ai Benedettini vuole essere un importante punto di partenza per una riflessione più ampia perché, nonostante la favola della parità di genere che oggi ci piace raccontarci, le discriminazioni esistono ancora. “Il contributo di queste donne, non si è perso, si è solo inabissato, quindi può riemergere. Queste sono delle scintille: sta a ognuno di voi accenderle”, conclude così la presentazione la professoressa Maria Grazia Nicolosi. La mostra sarà visitabile fino al 5 ottobre, dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 17.30.
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