Sono passati esattamente 100 anni dalla fine della Prima guerra mondiale. Conosciuta da noi contemporanei anche come Grande Guerra, il conflitto – scoppiato il 28 luglio del 1914 ad un mese dall’attentato di Sarajevo – vide scontrarsi da una parte gli Imperi Centrali (impero tedesco ed impero austro-ungarico) e dall’altra la Triplice Intesa capeggiata da Regno Unito, Francia e Russia a cui poi si aggiunsero l’Italia (nel 1915) e gli Stati Uniti (nel 1917).
Tra le 15.291.000 vittime stimate a fine conflitto figurano anche 47 giovani che prima dello scoppio della guerra – come risulta dagli archivi d’ateneo del secolo scorso- erano iscritti all’Alma Mater. La scorsa estate, infatti, l’università bolognese ha lanciato un appello per rintracciare i discendenti dei soldati/studenti caduti in battaglia, con lo scopo di conferirgli una laurea ad honorem. All’appello hanno però risposto solo 14 famiglie su 47 che, il prossimo 31 ottobre, prenderanno parte alla cerimonia celebrativa in memoria di quei studenti che non riuscirono mai conseguire il titolo di laurea.
Si tratta di giovani che ambivano a diventare medici, ingegneri, farmacisti, insegnati, a cui però la guerra ha strappato non solo il futuro ma la stessa vita. Appena maggiorenni, o poco più, hanno dovuto mettere da parte libri e ambizioni per combattere una guerra che non hanno mai voluto. Dagli archivi emerge che il più giovane dei 14 soldati (Fiaccadori Ermes iscritto alla facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali) apparteneva alla classe 1899 e faceva dunque parte di quel giovanissimo plotone di reclute – divenuto noto come “i ragazzi del ’99” – che nel 1917, compiuta la maggiore età, venne mandato al fronte e si rivelò decisivo dopo la disfatta di Caporetto.