Rispetto agli scorsi anni l'Anvur segnala una drastica riduzione delle matricole over 30 nelle università italiane.
Capitava negli scorsi anni, di andare a lezione ed incontrare dei colleghi un pò particolari, se non altro per l’età, visto che spesso era gente di 30, 40 o 50 anni addirittura, che sperava di raggiungere il sogno non completato da giovani di conseguire e appendere alla parete la tanto agognata laurea.
Tuttavia, secondo il rapporto dell’Anvur 2018, sono nettamente in calo le matricole agé, quelle cioè over 30. Queste, infatti sono passate rispetto a 1o anni fa , da 21.700 a sole 7.700 unità, riducendosi di oltre due terzi.
I motivi del calo così drastico sono molteplici, il fatto di avere un lavoro, un partner, dei figli e quindi poco tempo a disposizione per mettersi sui libri e ricominciare a studiare, ma sembra che il calo principalmente dipenda da un dato tecnico. Quando venne introdotto il sistema del 3 + 2 c’era la possibilità di farsi riconoscere dei crediti universitari (CFU) tramite l’esperienza lavorativa maturata. E questo, riduceva il carico delle materie, così la laurea era sempre meno un miraggio, e spesso, con pochi esami da sostenere, si otteneva il tanto desiderato “pezzo di carta” seppur in età non più giovanile ma un pò più matura.
Dal 2012, però, questa possibilità non c’è più, e negli anni successivi il numero delle matricole over 30 è nettamente in calo, coi numeri degli abbandoni che sono in crescita negli ultimi anni accademici, compreso il 2017/2018 che conferma la riduzione delle matricole mature.
Questo, comporta il fatto che gli iscritti over 30 risultano in totale solamente 174mila in tutta Italia, numero minimo rispetto ai sette anni precedenti e che aggrava la situazione dei laureati tra i 15 e i 64 anni dell’Italia rispetto agli altri Paesi europei, perchè con il 16,5% della popolazione laureata, siamo al penultimo posto, davanti solo alla Romania, fanalino di coda col 15,3%, ben al di sotto rispetto all’Irlanda, in testa col 39,6% di cittadini laureati, o alla Francia che ha una percentuale del 31,4% o della Germania che ha il 24,8%.
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