Secondo un nuovo studio, pubblicato su Educational Psychology gli effetti dell'uso dello smartphone a lezione si vedono a lungo termine e si riflettono negli esami finali degli studenti universitari.
È da sempre uno degli argomenti più dibattuti: smartphone sì o smartphone no a lezione? Basta pronunciare tale questione che le opinioni si dividono tra chi li ritiene utili e di supporto alla didattica e chi li ritiene pericolosi in quanto producono distrazione e non aiutano a seguire le lezioni, oltre, spesso, al fatto di disturbare i professori quando si dimentica di togliere l’audio.
Adesso un nuovo studio pubblicato su Educational Psichology, dice che l’uso di smart devices come telefoni o tablet durate le lezioni riduce l’attenzione e provoca danni a lungo termine perché produce risultati negativi non nell’immediato ma negli esami finali, con un calo del 5% sui voti degli esami di profitto su chi ha utilizzato questi dispositivi e su chi era vicino e magari si è fatto distrarre.
Ad indagare su questo fenomeno è stato uno studio condotto dalla Rutgers University, un’università statunitense, che ha analizzato il comportamento dei proprio studenti nelle aule dell’ateneo.
L’esperimento ha coinvolto 118 studenti del corso di psicologia cognitiva, con metà degli studenti che ha avuto accesso a smartphone e tablet a lezione, mentre all’altra è stata negata questa possibilità durante un trimestre di corsi.
Il risultato finale è stato che la classe migliore è risultata quella senza smart device, che ha ottenuto voti migliori del 5%, cioè di mezzo punto in una scala di valori da 1 a 10, negli esami finali, e cosa più strana, ha inciso anche su chi ha utilizzato i dispositivi in maniera indiretta, causando distrazione e producendo effetti negativi per tutto l’ambiente di lavoro.
Inoltre la ricerca ha dimostrato per la prima volta, che l’effetto principale dell’attenzione distribuita (divided attention) in una classe non si manifesta, nell’immediato, sulla comprensione, ma ha un’influenza a lungo termine sulla ritenzione dei ricordi. Dato ancor più preoccupante, l’effetto sull’apprendimento nel lungo periodo si è manifestato anche in assenza di un effetto immediato sulla comprensione.
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