Università di Catania

“Sono grato alla progeria”: Sammy Basso si laurea con 110 e lode

Una laurea in Scienze Naturali ed il sogno di fare ricerca: è la storia di Sammy Basso, uno dei cinque italiani affetto da progeria.

Nessuna ricerca, cure inesistenti, sintomi e problemi tipici di un anziano ed una vita media di 13 anni e mezzo: i medici avevano subito riscontrato la gravità della situazione, non riservando alcuna speranza ai genitori del piccolo Sammy, colpito una rara malattia genetica conosciuta come “progeria”.

Questo ragazzo, tuttavia, è riuscito a sfidare il destino, ribaltando ogni aspettativa: alla soglia dei 23 anni, Sammy Basso si laurea all’Università di Padova in Scienze Naturali con indirizzo Biologico Molecolare e con 110 e lode.

Proprio la sua patologia, nota anche con il nome di “sindrome da invecchiamento precoce”, aveva spinto il giovane ad iniziare l’università nel 2015 e a non smettere mai di studiare, animato dal grande sogno di diventare un  ricercatore. Il percorso inclusivo di studi  di Sammy era stato reso possibile dalla collaborazione tra ufficio disabilità, personale docente e tecnico ed attivato dalla stessa Università di Padova che, nel giorno della sua laurea, ha annunciato con orgoglio la notizia della sua laurea su Twitter.

Alla seduta  sono state invitate come membri della commissione la prorettrice alla Didattica Daniela Mapelli e la delegata in Materia di Inclusione e Disabilità Laura Nota. Inoltre è stato presente anche il co-tutor Carlos Lopez Otin dell’Instituto Universitario de Oncologia di Oviedo, in Spagna, presso il quale Sammy ha scritto la tesi sulla progeria durante il suo Erasmus.

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Il neo dottore ha sempre manifestato, insieme alla sua famiglia, la volontà di aiutare chiunque vivesse una realtà analoga alla sua, impegnandosi in diverse iniziative a favore della ricerca sulla rara malattia e fondando l’Associazione Italiana Progeria Sammy Basso onlus.

Sono un ragazzo fortunato – racconta Sammy – posso dedicarmi alle cose che più mi interessano. Io sono grato alla progeria. Non la vivo come una condanna, né tantomeno come una punizione divina, non cambierei una virgola della mia vita e so anche perché: perché ho avuto la forza di prenderla per quella che è e renderla unica”.