C’è chi la chiama “quizzone” per le numerose materie che coinvolge, chi “consolazione” per stendere forse l’ultimo velo pietoso su una seconda prova non proprio ottimale, e c’è perfino chi la associa alla disperazione perché si è trovato davanti a una grande quantità di programma da ripassare.
Da anni considerata come banco di prova degli esami di Maturità, la Terza prova è alla sua ultima apparizione: secondo le modifiche proposte dalla legge sulla “Buona scuola “, dal prossimo anno gli studenti non dovranno più affrontarla. Ma questo discorso non vale per i maturandi del 2018, alcuni dei quali saranno impegnati proprio stamattina nel sostenere questa temuta prova.
Tra un po’ d’ansia e moltissimi appunti, i maturandi hanno raccontato ai microfoni di LiveUnict come hanno deciso di prepararsi e di affrontare la Terza prova.
“Dal mio punto di vista è la più impegnativa – ci racconta Martina, studentessa di un liceo scientifico – con dieci domande, cinque programmi da conoscere per materia, sei o sette righe per le risposte, tutte da svolgere in due ore. Le simulazioni ci danno un’idea, peccato che siano sottovalutate; purtroppo, se il contenuto non è ben conosciuto, è difficile elaborare una risposta esaustiva e formalmente corretta”.
Ma quali sono le aspettative dei maturandi? “Principalmente, la speranza di domande non troppo complesse; essendo abituati ad argomentare, la trattazione sintetica può essere un vero problema, sommato alla pressione, all’ansia per il colloquio orale, perfino ai progetti estivi, tutte cose che accompagnano i nostri studi”.
Ogni esame che si rispetti, però, richiede una preparazione esterna al bagaglio di nozioni e conoscenze, come ci racconta Erica: “Per facilitare lo studio, ho fatto alcuni riassunti del programma delle materie che saranno presenti all’interno della prova. Giorni fa, iniziavo a sentirmi fiacca e ad avere difficoltà a concentrarmi, così ho deciso di iniziare a prendere un’integratore al fosforo per vedere se riusciva ad aiutarmi a memorizzare”.
Oltre la mole di studio, sebbene in questo caso la prova consista nelle domande a risposta multipla, sono altre le difficoltà dettate dalla situazione: “Nei giorni prima dell’esame avevo difficoltà a prendere sonno – dice Erica – mi svegliavo in continuazione per il pensiero dell’esame e perché avevo paura che non mi suonasse la sveglia. Molto efficace, secondo me, è concedersi qualche ora di palestra: aiuta molto a distrarsi e a smaltire lo stress che si sente dopo essere stati moltissime ore a studiare”.
Di norma, la terza prova è anche quella in cui si lascia più spazio all’aiuto reciproco tra compagni, chiamati all’ultimo compito – nostalgicamente parlando – insieme, tra i banchi: Daniele, ad esempio, affronterà la prova in un liceo musicale, dove il test consterà di quattro materie: “Oltre al personale studio ‘matto e disperatissimo’ , ho deciso di confrontarmi con i miei compagni di classe. La canonica regola del ‘Leggi, evidenzia e ripeti’ ha fatto il resto”.
“La scuola ha significato molto per me, grazie, – racconta Daniele che fa un bilancio degli anni appena trascorsi – soprattutto, agli insegnamenti di alcuni docenti, quindi se per certi versi trovo questo distacco molto forte e di impatto, per altri sono molto entusiasta in quanto inizio di un percorso nuovo, prospero e rigoglioso”.
Tuttavia, sono tanti gli studenti che ritengono che sia importante prepararsi in gruppo, tra questi c’è anche Clara, studentessa di un istituto tecnico aeronautico: “La maturità è un’esperienza da condividere con qualcuno ed il bello è sapere di non essere completamente soli. Sto studiando insieme ad una mia compagna, ci sosteniamo e incoraggiamo a vicenda”.
“In realtà sono abbastanza tranquilla – ci confessa la studentessa – temevo sicuramente di più la prima prova ma è ormai solo un ricordo, anche se temo meccanica, tra le materie”.
Rebecca, studentessa di liceo linguistico, prova a guardare oltre l’ostacolo che ancora la attende: “La mia terza prova richiederà risposte aperte da 15 righe – ci spiega – e, sicuramente, rappresenta la mia più grande preoccupazione per via delle tante materie da studiare, anche per il poco tempo a disposizione. Il pensiero primario in questo momento è liberarmi da tutto questo stress. Non accetto ancora, però, l’idea di non poter tornare a scuola a settembre: è inevitabile provare un piccolo senso di vuoto”.
E mentre gli occhi cercheranno la domanda più facile, quella che ti ricordi o magari sai meglio, la mente inizierà il suo viaggio. “Non vedo l’ora di essere libera/o” è la prima cosa che sentiamo dire, per poi dare spazio alla nostalgia. Mancheranno i bidelli, i compagni, i bei momenti passati insieme, sogni, schiamazzi, anche le prime cotte, l’idea del primo giorno di scuola. Ma questa, è un’altra storia.
Realizzato in collaborazione con Simona Lorenzano, Marzia Gazzo e Rosario Gullotto