È impossibile parlare della Sicilia senza pensare a ciò che la rende speciale: il sole, il mare e l’arte. Possediamo un patrimonio artistico invidiabile, l’eredità di millenni di dominazioni così variegate da una punta all’altra dell’isola.
Capita che a qualcuno venga in mente di visitare quei luoghi, turisti provenienti da altre parti del mondo o altre regioni italiane o, perché no, persino famiglie e comitive che scelgono di trascorrere una giornata diversa. E ad accogliere queste persone c’è solo un cartello con delle scuse sui cancelli chiusi.
Fine settimana e festivi sono notoriamente i momenti preferiti dai turisti per visitare musei e luoghi storici, con gli incassi in quel periodo che sfiorano il 40%. Ma i fondi per pagare i custodi non sono sufficienti e la Regione non può permettersi di aprire musei e gallerie, o persino i parchi archeologici, fuori dagli orari settimanali.
Come riportato anche dal Giornale di Sicilia, esiste una giustificazione a questo grave danno economico (e d’immagine) per la regione: “una carenza di personale, insufficiente in quanto le ore da coprire sono 24 al giorno e non solo quelle dell’apertura al pubblico”.
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Una rapida ricerca su internet, però, dimostra come la scusa sia la stessa riportata nei titoli del 2017. E dell’anno prima. E di quello ancor prima, spingendoci fino al 2013, e oltre, in tristi testimonianze di come quel quarto di patrimonio culturale italiano, per una ragione o per un’altra, sia stato abbandonato da chi avrebbe dovuto valorizzarlo ed esporlo con orgoglio.