Nella regione l'incidenza della malattia supera quella riscontrata in tutte le altre: un "caso" che fa discutere
Dall’inizio del 2018, la Sicilia è la regione in cui sono stati riscontrati più casi di morbillo. Più dell’80% dei casi è stato concentrati in 4 Regioni, ovvero la Sicilia, il Lazio, la Calabri e la Toscana. In Sicilia, tuttavia, l’incidenza è più alta con 218 casi su un totale nazionale di 411. Il presidente dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), Walter Ricciardi, ha parlato sull’ANSA di un vero e proprio “Caso Sicilia”, anche se il rischio si estende a tutta la Penisola.
L’ultimo, il caso del bambino deceduto il 6 aprile presso il reparto di rianimazione dell’ospedale Garibaldi-Centro di Catania. Era stato ricoverato nel reparto di pediatria dell’ospedale di Acireale con la diagnosi di morbillo ma le sue condizioni si erano aggravate, tanto da rendere necessario un ricovero in Rianimazione. Si trattava di un bambino ancora troppo piccolo per ricevere la vaccinazione e che è stato infettato da chi non era vaccinato. A tal proposito Ricciardi ha affermato che questo caso “deve essere di monito affinché tutti capiscano che vaccinandosi, si protegge non solo se stessi ma tutta la comunità”.
Malattie considerate innocue, come il morbillo o l’influenza, nella realtà dei fatti non lo sono perché su larghe masse di popolazione riescono ogni anno a mietere un grande numero di casi e di decessi. “Grazie alla legge sull’obbligo delle vaccinazioni per l’iscrizione a scuola – ha affermato Ricciardi – abbiamo messo in sicurezza le coorti di bambini più piccoli, ovvero la fascia di bambini fino ai 6 anni, vaccinabili. Il problema, però, è che il calo delle vaccinazioni registratosi negli ultimi anni ha determinato un numero enorme si soggetti che risultano essere suscettibili al virus del morbillo”.
Il fatto di non vaccinarsi rappresenta un rischio non soltanto per i soggetti stessi che rifiutano la vaccinazione, ma lo è soprattutto per coloro che non possono ricevere il vaccino perché immunodepressi, affetti da particolari patologie oppure perché sono ancora troppo piccoli, come è successo al bambino catanese deceduto. Da qui, l’appello dell’Istituto Superiore di Sanità a vaccinarsi anche se si è già adulti, poiché l’importante è immunizzarsi e farlo il prima possibile.
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