Laurea “europea”. È questa l’idea del presidente francese, Emmanuel Macron, proposta alla Sorbona il 26 settembre scorso ed approvata dal Consiglio europeo il 15 dicembre.
Facente parte del progetto “Spazio europeo dell’istruzione 2025” la laurea europea punta ad una maggiore mobilità universitaria di docenti e studenti (con una Card unica per l’accesso in tutta Europa a biblioteche e servizi), il rafforzamento di Erasmus+, e nuovi mezzi per la diffusione del plurilinguismo.
Fondamentale, per realizzazione del titolo, la nascita di un’università europea: una sorta di rete formata da atenei esistenti, che lavorano insieme e rilasciano un titolo comune al termine degli studi sfruttando la compatibilità definita nel “Processo di Bologna” (un accordo a cui aderiscono le università dello Spazio europeo dell’istruzione superiore, ovvero 660 università di 78 Paesi).
Per laurearsi, si studia quindi di anno in anno in ognuna delle università partecipanti, sviluppando la conoscenza di almeno due lingue oltre a quella materna ed i corsi, vengono misurati in “crediti”: studiare in Italia o in Germania la stessa materia quindi sarà misurabile oltre che intercambiabile.
I 28 ministri dell’educazione, riuniti a Bruxelles 15 febbraio, hanno affidato al Commissario europeo all’educazione e cultura, Tibor Navracsics, la redazione di una proposta operativa per la laurea europea.
Tre le fasi previste da qui al 2025: costituzione delle reti di università con programmi comuni; successivamente, realizzazioni di reti tramite joint ventures (ovvero accordi tra gli atenei per la realizzazione del progetto) ed infine la creazione di istituzioni comuni, a cui si prevede di attribuire una forma giuridica europea per facilitare il finanziamento e la gestione internazionale.