Foto archivio
Ci risiamo, ancora una volta raccontiamo l’ennesima aggressione ricevuta da uno studente nei pressi dei dipartimenti della Cittadella Universitaria da parte del branco di cani randagi che si aggira da quelle parti. L’ultima testimonianza, in ordine temporale, era pervenuta alla nostra redazione circa una settimana fa, quando un residente della Casa dello Studente era stato aggredito mentre faceva rientro in tarda serata.
Ma non fu un caso isolato, tanto che nel giro delle ultime tre settimane sono state una decina le aggressioni a noi pervenute; la prima, in ordine temporale, l’aggressione del branco ad uno studente che proveniva dal Policlinico, attaccato nei pressi della tensostruttura del Cus Catania all’interno della Cittadella Universitaria (“attaccato da un branco, adesso ho paura“).
E ieri sera, per l’ennesima volta il branco di randagi, costituito da più di dieci cani di taglia medio-grande, ha rincorso e attaccato uno studente nei pressi del polo scientifico universitario dell’Ateneo catanese, preso d’assalto e circondato. Estremamente impaurito ci racconta: “Stavo facendo ritorno a casa, quando da dietro ho sentito arrivare dei cani, che mi hanno subito raggiunto continuando ad abbaiare; preso dalla paura mi sono fiondato a terra, cercando di muovermi il meno possibile, qualcuno mi è pure balzato sopra ma fortunatamente non mi hanno morso. Ne sono uscito illeso solamente grazie al passaggio fortuito di uno scooter: i randagi abbagliati e infastiditi hanno iniziato a rincorrerlo, inseguendo il nuovo bersaglio di turno. È una situazione insostenibile, ritengo l’università un luogo sicuro, una seconda casa, ma da adesso me ne riguarderò bene“.
E in seconda serata, il branco è stato avvistato ancora una volta nei pressi di via Santa Sofia, stavolta in preda al nervosismo e direttamente sulla carreggiata. Diverse sono state le frenate d’emergenza delle autovetture in transito, ci racconta un residente, con un episodio in particolare che stava per scatenare un tamponamento a catena.
È palese a tutti che questi poveri randagi andrebbero aiutati da chi di competenza, molte volte vittime d’abbandono o in preda alla fame, per salvaguardare la loro salute e anche quella dei malcapitati che si aggirano dalle loro parti; ci preme ripetere la stessa domanda: prima di documentare l’ennesima tragedia universitaria, non sarebbe l’ora di prendere provvedimenti?
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