I disturbi del sonno hanno un impatto notevole sulla vita di tutti i giorni e colpiscono sempre più persone: la categoria che ne soffre di più sono gli studenti universitari. Come riconoscere il disturbo e come curarlo.

A soffrirne, solo in Italia, sono 9 milioni di persone. L’insonnia è un disturbo serio, spesso sottovalutato, che ha ripercussioni importanti sulla salute, dal punto di vista fisico e psicologico, ma anche sulla vita di tutti i giorni, dallo studio al lavoro. Proprio i giovani e, in particolare, gli studenti universitari sono una delle categorie più colpite: uno studio del 2017, pubblicato su Journal of Pain Research, è risultato che su 2443 studenti universitari tedeschi il 36,9% aveva problemi di insonnia. Il resto del mondo conferma.
Il binomio studenti-ansia non è affatto nuovo: agitazione e stress provocati dal carico studio – uniti a voglia di ottenere buoni risultati, concorrenza tra colleghi e altri fattori di origine psicologica – esistono dalla notte dei tempi e contribuiscono a rendere le ore da dedicare al riposo sempre più problematiche e, di conseguenza, quelle di giorno poco produttive a causa della stanchezza. Ma come si fa a distinguere un periodo di stress da un vero e proprio problema di salute?
Passare una notte in bianco non è una tragedia, capita a tutti nel corso della propria vita: dall’ansia per un esame universitario a quella per un colloquio, le notti insonni non si contano sulle dita di una mano. Quando il problema diventa persistente e ricorrente si dovrebbe, però, prendere in considerazione l’idea che possa essere un vero e proprio disturbo. In particolare, si parla di insonnia acuta nei casi di insonnia di breve durata (da una settimana a un mese) e di insonnia cronica quando invece si protrae a lungo nel tempo.
Difficoltà ad addormentarsi, risvegli frequenti, sveglia presto e con la sensazione di non aver dormito affatto, sono solo alcune delle conseguenze di questo disturbo del sonno. Ma cosa fare per contrastare questo problema? Innanzitutto, capire se si tratta di una vera e propria malattia o di un disturbo temporaneo. Nel caso degli studenti, è importante comprendere che dormire bene aiuta a concentrarsi e a ricordare meglio le cose. Studiare fino a notte fonda per apprendere il più possibile quasi mai funziona.
Secondo i medici, il numero minimo di ore di sonno, per riuscire a svegliarsi riposati, è di sette ore per notte. Non bisogna però lasciarsi ingannare: molto spesso il sonno è comunque disturbato da risvegli o apnee notturne che frammentano il riposo e ne danneggiano la qualità. Si consiglia, poi, di organizzare le giornate di studio, stilando un vero e proprio programma che aiuti a ridurre ansie e disorganizzazioni, uniti a uno stile di vita sano ed equilibrato, quasi mai prerogativa per gli studenti universitari.
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