Lo studio nasce dalla cooperazione tra ricercatori provenienti dai Laboratori nazionali del Sud dellโInfn (Istituto nazionale di Fisica nucleare) di Catania, dall’Istituto Eli-Beamlines di Praga (Repubblica Ceca), dalla Sezione Infn di Napoli e dal Centro nazionale Tifpa dellโInfn di Trento.
ร stato pubblicato sulla prestigiosa rivista internazionale โNatureโ e si basa sullโutilizzo del boro nella protonterapia. Infatti, reazione di fusione tra protone e boro (p+11B) puรฒ essere realizzata in cellule tumorali e potenzialmente adoperata nella cura dei tumori con fasci di protoni, vale a dire la protonterapia, per aumentare lโefficacia biologica dei โproiettiliโ (i protoni) utilizzati per bombardare e distruggere le cellule tumorali.
La metodica che viene illustrata allโinterno dello studio, battezzata Pbct (proton boron capture therapy), prevede che molecole contenenti nuclei di 11B siano somministrate allโinterno della massa tumorale, bombardata in un secondo momento con un fascio di protoni. La ricerca รจ basata sullโirraggiamento di cellule tumorali in diverse condizioni ed รจ il frutto di due impegnativi anni di sperimentazioni allโinterno dei Laboratori nazionali del Sud.
Dal conseguimento di questo prestigioso e importante risultato, potrebbe nascere allโesterno dei laboratori, in un grande ospedale (dovrebbe essere il Cannizzaro) un grande centro di protonterapia, un metodo di cura molto avanzato, che consente di colpire con una maggiore precisione della radioterapia le cellule tumorali, senza, allo stesso tempo, bersagliare i tessuti sani circostanti o gli โorgani criticiโ. Si tratterebbe di unโimportante traguardo nella cura di questo male, in quanto lโutilizzo di tale metodo riduce notevolmente i danni collaterali e allo stesso tempo comporta una maggiore tenuta della terapia stessa.
Qual รจ il ruolo di Catania allโinterno di questo studio? Il centro studi Catana, nato nel 2002 dalla collaborazione tra Lns, dipartimento di Fisica e Astronomia dellโUniversitร , Centro siciliano di Fisica nucleare e Policlinico, occupa un posto di primo piano allโinterno della ricerca, essendo stato per molti anni lโunico centro attivo per la cura del melanoma oculare attivo in Italia, nonchรฉ uno dei pochi in Europa, seguito successivamente da quello di Pavia e da altri nel Paese.
Allโinterno del centro di ricerca, sito in via Santa Sofia, ancora oggi le cellule oculari aggredite dal tumore vengono โbombardateโ da un acceleratore di particelle che lancia fasci di adroni (protoni e ioni). Il risultato รจ una percentuale di successo del 90% e, se la terapia venisse trasposta dai laboratori agli ospedali, potrebbe invertire il flusso di tutti coloro che, alla ricerca di un trattamento migliore per la malattia, scelgono di cercare speranza allโinterno delle strutture ospedaliere e dei centri del resto del Paese.