Un paese di vecchi e di single. È questo, se si vuole banalizzare, il ritratto dell’Italia che viene fuori dall’annuario Istat 2017. I dati, riferiti al 2016, forniscono maggiori informazioni su natalità, speranza di vita, abitudini e comportamenti degli italiani.
Secondo il quadro Istat, aumentano i single. Le famiglie costituite da una sola persona passano dal 20,5% al 31,5%, con una riduzione anche delle famiglie più ampie: quelle con 5 o più membri passano dall’8,1% al 5,4%. I componenti di ogni famiglia sono in media 2,4, di meno rispetto al 1995-1996.
Allo stesso tempo, c’è anche un incremento di matrimoni e divorzi. I primi passano dai 189.765 del 2014 ai 194.377 del 2015. I secondi, invece, da 52.355 nel 2014 diventano 82.469 nel 2015.
Rispetto a natalità, l’Italia si trova al sesto posto per fecondità più bassa in Europa. La media è infatti di 1,35 figli per donne, considerando però che incidono su questi dati anche le nascite delle mamme straniere. Nel 2016, sono 12.342 i bambini in meno rispetto al 2015. In Italia nascono pochi bambini, ma si vive sempre più a lungo: si passa da 80,1 anni a 80,6 anni per i maschi e da 84,6 a 85,1 per le femmine.
Ai livelli bassi di natalità consegue necessariamente un calo della popolazione. Nel 2016, i residenti in Italiano erano circa 60.589.445 unità. Analizzando la distribuzione territoriale, è evidente che il decremento maggiore si ha al Sud e Nelle Isole, mentre la maggior parte dei residenti si trova al Nord-ovest.
Molti di questi dati si inseriscono in una tendenza condivisa da altri Stati europei: anche altri Paesi della sponda Nord del Mediterraneo devono confrontarsi con bassi livelli di natalità e una lunga aspettativa di vita. Dati di questo tipo incideranno sempre di più anche sul sistema economico-pensionistico. Viceversa, Paesi della sponda Sud del Mediterraneo devono confrontarsi con alti livelli di natalità e un’aspettativa di vita che diventa sempre più lunga, determinando problemi di istruzione.
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