Un sondaggio dell’Associazione VegSicilia mostra che Catania è la più interessata ad un’alternativa vegana a tavola. Fra chi sposa a pieno questo stile di vita e chi si avvicina ad esso solo per curiosità.
La città sede della carne di cavallo e dello street food <<arrusti e mangia>> che permea di odori e sapori le vie tipiche della provincia siciliana, oggi si riscopre vegana.
Secondo un sondaggio condotto dall’Associazione VegSicilia, Catania è la città più vegana della Sicilia. Dove si riuniscono vegani provenienti da Trapani e Messina, per seguire i corsi di cucina organizzati della stessa associazione.
Dalla ricerca condotta nel maggio 2017, su quanti vegani e vegetariani ci sono in Sicilia, l’indicatore è decisamente a favore dei vegani con il 68,69 per cento contro il 31,31% dei vegetariani. Su entrambe le categorie il 48% risiede a Catania, seguita da Palermo (17%), Siracusa (15%), Ragusa (7%), Messina (6%), Trapani (3%), Agrigento (2%), Enna e Caltanissetta (1% ciascuno).
Gli incontri dell’associazione non rappresentano un pretesto per convincere a tutti i costi la gente a sposare la causa vegana, ma <<solo fornire […] le informazioni giuste per una scelta consapevole. Non si tratta solo decidere di comprare delle alternative vegetali (soggette a speculazione come ogni tendenza), al prodotto animale. Non dobbiamo essere migliori, ma rappresentare un punto di vista diverso>> – spiega a La Sicilia la presidentessa Lucia Pennisi, fondatrice e ideatrice del Progetto Veg Sicilia.
«Catania – sostiene Lina Siracusa di VegSicilia – sembra essere un vero propulsore veg. Nelle altre province incoraggiate anche dall’esempio catanese stanno nascendo attività ricettive vegan e vegan friendly. Oggi è possibile fare un soggiorno vegan in Sicilia senza doversi barcamenare, come spesso capita ai vegani di tutt’Italia, tra la solita insalata e le verdure grigliate da vegani sfigati».
Che sia moda o semplice curiosità non sembra toccare l’interesse dell’Associazione, che mira solo a promuovere i cibi e i metodi di preparazione, più sofisticati di qualunque ricetta “tradizionale” per la reperibilità delle materie prime vegetali e per i costi più elevati, senza voler per forza dimostrare qualcosa.
«In generale è gente curiosa che si fa delle domande sul mangiar sano – aggiunge Pennisi -, partono da questa curiosità di base. Sono attenti e molto spirituali non è solo una cosa legata al cibo, ma anche alla meditazione, all’energia. L’80% delle persone che viene da noi chiede di conoscere un’alternativa, non sono né vegetariani, né vegani, ma vogliono sapere come fare una scelta salutista, perché magari hanno sofferto di una patologia. Comunque molte persone che hanno frequentato i nostri corsi di cucina restano onnivore, magari cominciano a ridurre la carne, il pesce e i latticini, imparano le tecniche per cucinare certi ingredienti sconosciuti oppure a fare dei piatti vegani in poco tempo, poi magari la sera ritornano a mangiare il panino con la carne di cavallo».
E perfino il settore della produzione agricola siciliana sembra in crescita sul campo vegan, secondo Pennisi: «Oggi in Sicilia c’è chi produce zenzero, avocado, bacche di goji e questo grazie anche alla nuova domanda di questi prodotti. Ci sono contadini lungimiranti che stanno cominciando a coltivare anche frutta e spezie. L’idea è far sviluppare sull’idea del consumo vegano tutto il territorio in maniera consapevole, cioè legando gli acquisti alla natura, alla stagionalità, senza veleni».