La questione della fatturazione delle bollette con cadenza a 28 giorni, introdotta da molti operatori telefonici e compagnie di pay-tv, ha generato grande indignazione nei consumatori e nelle associazioni a sostegno di questi ultimi. L’illegittimitร di tali modifiche contrattuali รจ stata riconosciuta anche dal Parlamento, il quale ha depositato in materia una proposta di legge. Intanto, ancor prima della nascita di una legge che blocchi questa cattiva pratica, alcune compagnie telefoniche hanno deciso di fare un passo indietro.
“Torneremo alla bolletta ogni 30 giorni” ha annunciato cosรฌ l’amministratore delegato della Vodafone il passo indietro, che la compagnia telefonica ha deciso di compiere. A partire dal 27 maggio 2016, infatti, Vodafone comunicava che i servizi e le promozioni attive su base mensile sarebbero state rinnovate ogni 4 settimane, vale a dire ogni 28 giorni anzichรฉ ogni mese. Da quel momento in poi, moltissimi operatori telefonici (sia telefonia fissa sia telefonia mobile) e compagnie di pay-tv hanno adottato le stesse modifiche contrattuali, scatenando l’ira dei consumatori, i quali si sono rivolti all’Autoritร per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom).
LโUnione nazionale Consumatori รจ prontamente intervenuta presentando un esposto allโAutoritร delle Comunicazioni chiedendo di adottare una regolamentazione urgente che preveda, nel caso di offerte bundle (internet, telefono e pay tv), che la cadenza di rinnovo e fatturazione vada individuata nel mese, quale periodo temporale minimo, per consentire allโutente di avere una corretta e trasparente informazione sui consumi fatturati. L’Agcom si รจ cosรฌ espressa per valutare la questione, affermando che: โoltre a rappresentare lโeffetto di mercati concorrenziali altamente concentrati (i primi tre operatori gestiscono oltre lโ80% della domanda di servizi di telefonia fissa e mobile), il fenomeno evidenzia problematiche in termini di non esaustivitร e scorrettezza delle informazioni, mancanza di trasparenza e asimmetria tra contraentiโ.
Tali modifiche contrattuali sono state definite illegittime, non solo perchรจ hanno trasformato le mensilitร da 12 a 13, comportando un aggravio delle tariffe in media dellโ8,6%, ma anche perchรฉ sono state operate spesso senza il reale consenso dei consumatori, ai quali veniva tuttavia concesso il recesso del contratto entro 30 giorni dalla comunicazione. Nella realtร dei fatti, perรฒ, spesso il recesso del contratto veniva ostacolato dalla compagnia stessa. Questo รจ ad esempio il caso della Wind o di Sky Italia. Quest’ultima ha introdotto tale pratica solo da ottobre, ma lโUnione Nazionale Consumatori ha giร richiesto lโintervento dellโAutoritร Garante della Concorrenza e del Mercato per valutarne il comportamento anche perchรฉ sarebbero state attuate pratiche volte a rendere difficoltoso il recesso di quei consumatori che hanno deciso di sciogliersi dal contratto una volta ricevuta la comunicazione della nuova periodicitร della fatturazione.
Intanto la delibera dell’Agcom a favore della fatturazione mensile che prevedeva di essere integrata dalle compagnie nel mese di marzo, non ha avuto grande riscontro. Infatti, le aziende hanno continuato a fare quello che stavano facendo, incuranti di tale autoritร . Cosรฌ lโAgcom il 14 settembre ha comunicato di aver avviato โprocedimenti sanzionatori nei confronti degli operatori telefonici Tim, Wind Tre, Vodafone e Fastweb per il mancato rispetto delle disposizioni relative alla cadenza delle fatturazioni e dei rinnovi delle offerte di comunicazioni elettroniche.โ Inoltre allo stesso tempo anche le istituzioni politiche si sono mobilitate: lโonorevole Morani, il 12 ottobre ha mantenuto la promessa di depositare una proposta di legge che prevede lโobbligo della fatturazione dei servizi su base mensile, un irrobustimento dei poteri di vigilanza delle Authority, un aumento delle sanzioni comminabili da queste ultime e, udite udite, la restituzione delle somme indebitamente percepite da parte degli operatori. Anche il Governo sembra aver preso in cura la questione.
In questo quadro complicato, si inserisce la mossa per certi versi scaltra della compagnia telefonica piรน importante in Italia. La Vodafone che entro il 2018 riuscirร a coprire lโ80% della cittร di Milano con il 5G e lโintero territorio nazionale entro il 2019, per un investimento totale di circa 90 milioni di euro, ha deciso di fare un passo indietro. Secondo quanto affermato dall’AD, la societร , modificando il sistema di fatturazione, si รจ mossa “legittimamente allโinterno di un sistema di mercato liberalizzato, ma tuttavia, ci siamo resi conto che abbiamo sottovalutato un elemento importante che ci lega ai clienti, la trasparenzaโ.