Potrebbero essere ben 60mila i diplomati alla scuola magistrale ad entrare nelle graduatorie per l’insegnamento.
Un ricorso al Tar del Lazio crea lo scontro che vede contrapposti da una parte i laureati, abilitati all’insegnamento nelle scuole materne e primarie, e dall’altra i diplomati alla scuola magistrale. Tutto inizia con il passaggio dal vecchio ordinamento al nuovo, in cui i laureati in Scienze della formazione a partire dal 2009, non posso più accedere alle graduatorie GaE, chiuse dal 2008 per smaltire tutti quelli in elenco. Ma questa possibilità è invece stata data a chi è in possesso di un diploma magistrale prima del 2001, proprio in seguito al ricordo al Tar sostenuto in particolare dal sindacato Anief.
Una situazione per nulla convincente e che mette in crisi l’intera struttura didattica. Infatti, mentre i laureati in Scienze della formazione sono particolarmente preparati all’insegnamento scolastico da un percorso formativo comprensivo di tirocini e abilitazioni; gli ormai ex diplomati alla scuola magistrale hanno negli anni acquisito nuovi mestieri e competenze, spesso per nulla attinenti con il mondo scolastico e quindi, almeno per la formazione, meno adatti all’insegnamento. Questo è quanto sostiene in una lettera aperta il coordinamento nazionale di Roma.
D’altro canto questi “vecchi” diplomati hanno sicuramente, in un percorso formativo precedente, acquisito quelle competenze che non hanno potuto sfruttare appieno nel loro futuro lavorativo.
Quanto è legittimo, adesso, tener conto di questi diplomi di contro alle nuove competenze acquisite dai neolaureati?
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