La vicenda dei concorsi truccati in diverse università italiane, resa nota dalla Guardia di Finanza di Firenze, riapre la questione della cattedra negata al professore vittoriese Giambattista Scirè.
Lo scandalo dei concorsi pilotati a Firenze e in numerosi altri atenei dello Stivale è solo l’ultima delle gocce che hanno fatto traboccare il vaso ormai colmo della corruzione nelle università italiane. Il caso fiorentino, infatti, non fa altro che scoperchiare un vaso di Pandora che custodiva anni e anni di segreti, corruzione, inciuci, disonestà e illegalità a gogò. Anche prima, in effetti, non era certo un mistero che sui concorsi di assunzione presso diverse università d’Italia aleggiasse lo spettro dei favoritismi e delle raccomandazioni, sospetto denunciato in passato da molti docenti che avevano accusato gli atenei di pilotare i concorsi e cucirli su misura di candidati già prescelti.
A Catania, già nel 2011, un docente vittoriese aveva deciso di fare ricorso al Tar in seguito a un concorso istituito per colmare la cattedra di Storia contemporanea dell’Università etnea. Secondo Giambattista Scirè – questo il nome del docente – il concorso sarebbe stato pilotato ad arte per garantire il posto a Melania Nucifora, architetto che, pur non avendo i titoli specialistici necessari, aveva ottenuto la cattedra. Scirè, arrivato secondo in graduatoria, non si è dato per vinto e da anni ormai lotta contro il sistema per il riconoscimento del proprio diritto a ricoprire il ruolo di docente di storia contemporanea.
Scirè si è visto costretto nuovamente a fare ricorso al Tar per ottenere l’ottemperanza della sentenza precedente. Il Tar ha, così, nominato un commissario ad acta (il prefetto di Catania), che avrà il compito di eseguire il provvedimento.
Il caso ha, inoltre, assunto anche valore penale, dato che la commissione esaminatrice del concorso, composta da Simone Neri Serneri, dell’università di Siena, Luigi Masella di Bari e Alessandra Staderini dell’ateneo di Firenze, sono stati rinviati a giudizio dal Gip di Catania. Nel frattempo Scirè resta in attesa di occupazione e continua a raccogliere carte e documenti che possano far luce sulla vicenda e portare un po’ di giustizia nel mondo accademico.
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