UNICT – “Mestieri del cinema”: conversazione con Donatella Palermo e Daniele Ciprì

In occasione dell’edizione 2017 di “Porte aperte Unict”, l’Università etnea dedica una sezione dell’evento ai “”Mestieri del cinema”, conversando con la produttrice cinematografica catanese Donatella Palermo. 

Saranno dedicati due appuntamenti alla produttrice con la proiezione di film come “Tano da morire” (1997), per il quale fu nominata per un Nastro d’argento al miglior produttore, di “Cesare deve morire” (2012) dei fratelli Taviani, il documentario di Gianfranco Rosi “Fuocoammare”, premiato nello stesso anno con l’Orso d’oro per il miglior film al Festival di Berlino; la pellicola ha ricevuto inoltre la nomination all’Oscar 2017 come miglior documentario. Tra i suoi lavori anche “Viol@” (1998), “Notturno bus” (2007), “Liscio” (2006) premiato alla Festa del Cinema di Roma, e “Maraviglioso Boccaccio” (2015), nominato per il David di Donatello, il Nastro d’argento ed il Globo d’oro.

Mercoledì alle 21, nel Chiostro di ponente del Monastero dei Benedettini, la giornalista Ornella Sgroi condurrà una conversazione con Donatella Palermo e Daniele Ciprì, direttore della fotografia del film “Tano da morire” di Roberta Torre (Premio “De Laurentiis” per l’opera prima alla Mostra del Cinema di Venezia 1997), che sarà proiettato dopo l’incontro.
Il film, come si sa, è ispirato ad una storia vera, l’omicidio di Tano Guarrasi, macellaio di Palermo per copertura, ma importante esponente della mafia. Storia drammatica rappresentata però da Torre con toni grotteschi, talvolta comici, in cui Tano viene accolto nella “famiglia” addirittura con un ballo stile “La febbre del sabato sera” (accompagnato dalla canzone Simme ‘a mafia) e i familiari piangono la sua morte a tempo di rap (‘O rap ‘e Tano, appunto).

Giovedì alle 21, sempre al Chiostro di ponente, saranno proiettati i film “Cesare deve morire” di Paolo e Vittorio Taviani (Orso d’oro al Festival di Berlino 2012), che racconta la messa in scena del “Giulio Cesare” di William Shakespeare da parte dei detenuti di Rebibbia, e “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi, sugli sbarchi di migranti a Lampedusa.

 

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