Piazza Bellini di Catania, uno dei punti storici della città, oggi è stata presa d’assalto da un gruppo di adolescenti che hanno “ben” pensato di fare un tuffo dentro la fontana. Un atto che diversi cittadini presenti hanno denunciato a gran voce, scattando delle foto e intimando ai ragazzini di smettere immediatamente.
“Vandali, sono dei vandali”, sono queste le parole che hanno accompagnato l’increscioso evento. E se alcuni hanno riso, pensando che fosse una bravata dovuta magari al fatto di festeggiare l’ultimo giorno di scuola, per altri si tratta di un’azione non legale.
Non è la prima volta che si denunciano fatti del genere. Infatti, più volte è accaduto che la fontana fosse presa d’assalto da studenti italiani e stranieri. Tra i tanti casi si ricorda la vittoria ai mondiali della Spagna, che vide diversi Erasmus festeggiare la propria nazione facendo un tuffo in acqua.
Ciò che viene denunciato non è solo il vandalismo, ma anche il fattore di rischio. Infatti, l’acqua stagnante presente all’interno non è del tutto salutare. La Piazza Bellini, come è risaputo, di notte diventa punto di incontro dei giovani della movida catanese. All’interno, purtroppo, non è difficile trovare cicche di sigarette, fazzoletti, bottiglie e bicchieri di plastica. Una struttura storica che è quotidianamente messa a rischio ed è oggetto di vandalismo.
La fontana, che prende il nome di “Fontana dei Delfini”, è stata sistemata al centro della piazza nei primi anni cinquanta, nonostante l’antica fattura risalga agli inizi del XVIII secolo. Prima di trovare la sua attuale posizione, la fontana si trovava nel chiostro interno della Chiesa della Badia di Sant’Agata sul fianco sinistro della Cattedrale di Sant’Agata. L’ideatore è l’architetto Giovanni Battista Vaccarini, già autore del progetto della Badia. La fontana è costituita da pietra bianca posta su tre gradini. Al centro della vasca, a forma circolare, giacciono i quattro delfini dei quali solo due risalgono all’antico monumento mentre gli altri due sono delle copie realizzate dallo scultore Salvatore Giordano che si occupò anche di apportare le necessarie riparazioni ai due originali.