Il 3 maggio l’assemblea generale dell’ONU ha proclamato la celebrazione della Giornata mondiale della libertà di stampa, per onorare una delle libertà costituzionali per eccellenza. Ancora oggi si rivendicano la libertà di espressione e la libertà di stampa contro governi ed autorità che applicano la censura e la repressione.
“Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.”- così recita l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo emanata dall’ONU nel 1948.
Ed oggi, 3 maggio cade la Giornata mondiale della libertà di stampa per ricordare a tutti, l’importanza di tale diritto universalmente riconosciuto, ma non sempre rispettato, bensì spesso e volentieri violato da governi e poteri di tipo repressivo. E ciò è valido sia per i paesi più sviluppati di tradizione liberal democratica, certamente più recettivi ma soprattutto per quei paesi dove ci sono forme di regime politico ben lontane da quella democratica.
In relazione alla libertà di stampa, ad esempio l’Italia sembra aver guadagnato delle posizioni nella classifica annuale stilata da Reporters sans frontieres (leggi anche Libertà di stampa: l’Italia migliora nelle classifiche), ma lo stesso non si può dire ad esempio di paesi come la Turchia, che dopo il tentativo di golpe di questa estate è caduta nella morsa della repressione. Centinaia di giornalisti sono stati arrestati, professori universitari licenziati e anche i rapporti e le relazioni interazionali con gli altri stati sono peggiorati. Inoltre, si può ascrivere a questo quadro anche la recente vicenda del giornalista Gabriele Del Grande, bloccato dalle autorità turche mentre svolgeva un reportage al confine con la Siria.
Tuttavia, ci sono tanti altri paesi nel mondo che non rispettano ancora le libertà dell’individuo, di pensiero, di espressione e di stampa, tra questi quelli che si piazzano agli ultimi posti della classifica risultano essere la Siria, condizione accentuata naturalmente dalla guerra in corso, la Cina e la Corea del Nord che chiude la classifica di Reportes sans frontieres. Infatti, in paesi come Cina e Corea del Nord, il controllo da parte dello Stato è totale. Non possono esistere mezzi di informazione indipendenti, l’accesso ad internet, ai media ed ai social network è limitato se non molte volte vietato. Stati dove vige la censura e dove nessuna forma di dissenso è permessa, e la libera espressione è punita con l’incarcerazione.
Tra le migliaia di persone che hanno lottato e continuano a lottare in nome dei diritti umani, per vedere riconosciute le libertà di esprimere liberamente il proprio pensiero e diffonderlo, ricordiamo il critico letterario e pensatore libero cinese, insignito del Premio Nobel per la pace, Liu Xiaobo, esempio scomodo di verità per il regime cinese che non ammette critiche. Un regime che lo ha punito con l’incarcerazione e che adesso cerca di cancellarne la memoria tra la popolazione.
Ma non sarà possibile dimenticare cosa Liu Xiaobo affermava:“La libera espressione è la base dei diritti umani, la radice della natura umana e la madre della verità. Uccidere la libertà di parola è insultare i diritti umani, soffocare la natura umana e reprimere la verità.”
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