Quella dell’alcolismo è, da molti anni, una piaga diffusa nella società italiana. Nonostante il consumo di alcolici sia moderato, le statistiche nazionali non sorridono e, ad allarmare di più, è la costante diffusione presso i giovani, negli ultimi anni sempre più estesa anche tra gli adolescenti più piccoli, con conseguenze tragiche e fin troppo spesso sottovalutate.
Dati alla mano, la stima è che oltre 8 milioni di persone fanno abuso di alcolici e, tra questi, circa 2 milioni e mezzo sono donne e ragazze. I dati diffusi dall’ISTAT, aggiornati al 2016, specificano ulteriormente che il 23 % dei minorenni italiani sia dedito al consumo, nonostante viga un esplicito divieto – applicato solo in alcuni casi dai commercianti – di somministrazione di alcolici ai minorenni. Secondo l’Istituto superiore della sanità, l’alcool è in grado di creare dipendenza e, sopratutto, oltre ad essere una sostanza cancerogena in grado di danneggiare gravemente tutto il corpo, non può essere metabolizzato dal corpo di un adolescente; tuttavia, è frequente l‘abuso incosciente, tipico invece della fascia di età 65 – 74 anni nella quale si attesta al 38% ed è basato sopratutto sul vino, bevanda onnipresente nelle tavole più antiche d’Italia ma fin troppo sottovalutata.
Per capire la gravità del disagio, è opportuno confrontare i dati analizzati con quelli inerenti al consumo medio previsto; gli esperti sostengono che il consumo di alcool non dovrebbe oltrepassare le due unità alcoliche (equivalenti a 250 ml di vino) per gli uomini, mentre per le donne la soglia si abbassa ad una unità alcolica (125 ml). Attraverso studi comparati, è emerso che le donne presentano una maggiore vulnerabilità dinanzi all’assunzione di alcool, motivo per cui è consigliato di astenersene durante la gravidanza o sotto l’assunzione di farmaci, che complicherebbe di molto l’attività metabolica. Per i giovanissimi, invece, l’alcool non rappresenta una semplice tentazione, come dimostra la diffusione del “binge drinking” – una sfida basata sulla simultanea assunzione di diversi alcolici, con picchi anche di 6 UA – in adolescenti compresi perfino tra gli 11 e i 13 anni; anche in questo caso, i dati ci aiutano ad inquadrare la situazione: nella fascia compresa tra i 16 e i 24 anni sono quasi il 22% i maschi che praticano binge drinking, mentre le ragazze sfiorano il 12%. Il protagonista di molti sabati sera giovanili, inoltre, coinvolgerebbe anche il 10% dei giovani tra 16 e 18 anni.
Negli ultimi mesi, le percentuali trattate risultano in leggera diminuzione, a riguardo del numero di unità alcoliche assunte in media individualmente – mentre continuano le campagne volte al consumo, sopratutto giovanile, da parte dell’Istituto superiore di sanità, che punta il dito non soltanto contro lo scarso attivismo in merito del ministero della salute ma ,sopratutto, sull’educazione familiare. Sempre l’ISTAT, afferma che il 30,5% dei giovani tra 11 e 24 anni, provenga da famiglia in cui vi è almeno un genitore con un consumo superiore alla norma, mentre il 16,2% proviene da famiglie in cui il consumo è minimo o assente. Il dato sottolinea da una parte la grande influenza degli adulti durante la fase di formazione adolescenziale, mentre dall’altra sottolinea la sempre più diffusa scarsa attenzione e tutela dei propri figli nelle famiglie italiane.
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