Una nuova classifica sulle università di trenta Paesi, stilata da Study.Eu, mette a confronto qualità dell’istruzione, costi, qualità della vita e opportunità di lavoro. L’Italia si piazza ottava.
Study.Eu, piattaforma online per gli studenti universitari europei, stila una lista delle migliori università in base tre criteri che generano un punteggio (il massimo è 100) da assegnare a ciascuna università. I criteri sono:
- Education: la presenza di università ben posizionate nelle principali classifiche internazionali (50 punti);
- Cost: le rette universitarie, ma anche il costo della vita nel Paese preso in esame (30 punti);
- Life&Career: qualità della vita e opportunità di lavoro (20 punti).
In base a questa classifica, al primo posto, troviamo la Germania con 83 punti seguita dal Regno Unito che, paradossalmente, ne ottiene 70. La Germania, il cuore economico dell’Europa, è quindi anche il posto migliore in cui studiare. Nella top 5 troviamo l’Olanda (66,1 punti), la Francia (63,8 punti) e la Svezia (60,6). L’Italia, invece, si trova solo all’ottavo posto con 57 punti, sopra il Belgio, ma dietro a Svizzera e Russia.
Scendendo più nel particolare, per quanto riguarda la qualità dei corsi e degli atenei l’Olanda si piazza la primo posto, seguita da Regno Unito, Olanda e Russia. L’Italia, in questo caso, si piazza al nono posto. Per la questione dei costi, invece, le università più abbordabili sono Ungheria, Polonia, Serbia, Romania e Turchia. Mentre per quanto riguarda la qualità della vita, il Regno Unito occupa indiscusso il primo posto.
Tra gli altri fattori da tenere in considerazione ci sono: il tasso di disoccupazione locale tra i laureati, la conoscenza della lingua inglese, le possibilità di trovare un lavoro dopo la laurea. In quest’ambito, l’Italia si piazza in basso. La considerazione immediata è: se le condizioni di studio non sono buone, difficilmente troverai lavoro.
Una delle questioni chiave è proprio quella dell’inglese che è ancora studiato da pochissimi studenti, ma che è in aumento negli ultimi anni e potrebbe essere la chiave giusta per aprirsi agli studenti internazionali. Esistono già, in Italia, alcuni corsi di laurea specialistica interamente pensati in inglese, ma non sono abbastanza. Si dovrebbe quindi puntare più su quest’ultimo punto per innalzare la competitività degli atenei italiani, proponendo corsi di laurea in inglese anche alle lauree triennali e a ciclo unico che potrebbero attrarre, nei prossimi anni, un numero sempre più elevato di studenti stranieri.