Eva contro Eva è la formula che spiega come la rivalità tra donne è antica quanto il mondo e ora ha anche una base scientifica. Uno studio ripreso dall’American Economic Review ha analizzato nello specifico l’operato delle commissioni chiamate a valutare candidati per l’abilitazione scientifica nazionale in diversi concorsi e conclude che la presenza di commissari di sesso femminile spesso penalizza le donne: “Un commissario donna in più diminuisce di circa 1.8 punti percentuali la loro probabilità di ottenere l’abilitazione”.
Le ricerche e i libri scritti sul perché il rapporto tra donne è spesso conflittuale é anche narrato da Phyllis Chesler, psicologa e professoressa americana, che ha condotto molti studi sul tema, ciò che sostiene è che: “L’aggressività che si sviluppa tra donne è differente da quella che si instaura fra uomini. Le donne, per esempio, competono solo con le altre donne e non con i maschi; molte di loro sviluppano idee sessiste, nonostante di solito tendano a negarlo anche a se stesse. L’oppressione di cui il genere femminile è vittima nella nostra società si traduce spesso anche nelle opinioni e nei comportamenti delle donne verso altre donne. E di frequente alla base di questi atteggiamenti c’è un rapporto conflittuale tra madre e figlia o tra sorella e sorella.”
Joseph L. Mankiewicz nel bellissimo film Eva contro Eva, con Marylin Monroe, delinea un ritratto psicologico raffinato e caustico delle relazioni femminili competitive. Un gruppo di donne è spesso un “covo di serpi”? Si arriva persino ad odiare un’altra donna anche per l’aspetto fisico, se poi si aggiungono i successi individuali si innesca una combinazione letale. Lo psicanalista Adler che ebbe in cura Anais Nin, figura fragile e superba della letteratura femminile del ‘900, afferma che il senso di inferiorità dà origine a sforzi per raggiungere la sicurezza psicologica che non può prescindere da un’autoaffermazione spesso livorosa. Chi ha un complesso di inferiorità vive la vita cercando di comprimere i propri sacrifici spesso non riconosciuti sminuendo le soddisfazioni degli altri (in primus verso altre donne).
Il concetto di invidia risale a Freud nel complesso edipico negativo: “L’invidia, come sentimento a sé, svincolato dalla gelosia e dalla rivalità, prese piede e acquistò importanza sino al punto di diventare causa dell’analisi interminabile nelle donne.”
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