Dalla banale sottolineatura delle parti più importanti di un testo si va alla schematizzazione estrema, che invoglia quasi ad abbandonare il libro perché il testo scritto non sembra più di alcuna utilità, avendo davanti uno schema o una mappa concettuale. Gli studenti sono soliti applicare anche un altro metodo di studio: un riassunto che possa semplificare il lavoro e che possa mettere davanti agli occhi uno studio d’insieme. Ma le cose stanno davvero così?
Una ricerca americana ha analizzato i più disparati metodi di studio usati dagli studenti per la loro preparazione liceale o universitaria: è risultato chiaro che qualcosa non andasse, poiché proprio coloro che usavano questi metodi di studio, come i riassunti o la schematizzazione, non rendevano bene. La Kent State University in Ohio ha scoperto che questi metodi di studio non vanno bene. L’autore dello studio è John Dunlosky. Secondo i risultati della ricerca, i metodi di utilità minima per l’apprendimento sono i riassunti, le sottolineature, la memorizzazione tramite parole chiave, memoria fotografica, le riletture, le mappe concettuali e gli schemi. Tutto ciò infatti non ha migliorato l’apprendimento dei soggetti testati ma hanno generato più confusione, banalizzando eccessivamente i concetti e paradossalmente rendendoli anche più difficili. Ovviamente questo dipenderà dalla materia in questione: schematizzare concetti di fisica o di algebra non sarà di nessuna utilità, ma probabilmente può essere utile schematizzare ed organizzare bene lo studio di una materia imponente come la filosofia o la letteratura.
Ma allora quale sarebbe un buon metodo di studio? I risultati della ricerca hanno dimostrato come un ottimo metodo di studio sia invece quello delle esercitazioni pratiche – che per una materia discorsiva può essere quella di autointerrogarsi o di farsi interrogare da un esterno (preferibilmente versato in materia) o di farsi delle domande davanti ad uno specchio – ma anche e soprattutto un buon programma di studio scandito: moltissimi studenti universitari si lamentano di avere a loro disposizione poco tempo per studiare e si riducono a farlo a ridosso degli esami, quando ormai mancano pochi giorni, facendosi poi cogliere dall’ansia e dalla paura. Ciò accade a causa dell’infelice passaggio dalla scuola superiore, dove ogni giorno c’era il rischio di essere interrogati e la paura costringeva a studiare quasi volta per volta, al sistema universitario, dove gli esami sono concentrati in tre periodi dell’anno e dove lo studio è molto autonomo. Come scandire allora questo studio?
Un esempio pratico ed il più banale è quello di suddividere le pagine da studiare: se per l’appello di luglio dovete preparare tre materie per un totale di 3.000 pagine, scoprirete che se iniziate a studiare adesso potete farlo studiando poche pagine al giorno, escludendo domeniche in cui vi riposerete e i giorni festivi. Ovviamente dovrete fare uno sforzo in più a giugno aumentando il carico perché dovrete ripassare, ma così non arriverete agli esami con l’acqua alla gola, pubblicando stati di ansia crescente sui social. Un altro metodo di fondamentale importanza è la pausa dallo studio, da alcuni sottovalutata ma anche sopravvalutata da altri: è stato ampiamente dimostrato come l’attenzione del nostro cervello vada scemando dopo soli 20 minuti di studio, di lezione o di altre situazioni. Può essere utile dunque fare pause molto brevi a distanza di 20 minuti o di un’ora per riorganizzare il cervello. Cosa fare durante queste pause? Una sola cosa: gratificarsi. Se lo studio è stato efficace e produttivo – e qui si dà ampio spazio all’autovalutazione – ci si può “premiare” con una merenda, con una controllatina al cellulare o semplicemente con una camminata lungo il corridoio. Tale camminata risulterà essere molto utile anche mentre si ripete, perché aiuta a scandire il ritmo di organizzazione dei propri pensieri. Infine non è da sottovalutare un programma di studio alternato: non giova a nessuno studiare un’unica materia per 24 ore di fila e così via per otto settimane fino a sostenerne l’esame a luglio; è molto più produttivo cambiare materia magari ogni due ore: il cervello recepirà ciò come un cambiamento sostanziale, rilassandosi e immergendosi con serenità in nuovi concetti.
Adesso non ci sono più scuse: siete pronti per iniziare un nuovo semestre all’università o un nuovo quadrimestre in una scuola superiore. Ma tenete a mente, oltre quanto detto sopra, questi altri consigli: dormire bene è importante per assimilare bene durante il giorno; gioverà inoltre seguire un’alimentazione sana e frequentare molto la palestra – mens sana in corpore sano – ma soprattutto studiare molto la mattina e limitare, anzi annullare, lo studio serale: appesantisce solo fisico e mente.