“Apostasia“: termine che indica l’abbandono volontario della propria religione. Parlando di quella islamica, gli apostati sono sempre stati oggetto di discussione e il loro peccato è sempre stato punito con la morte.
Questo perché già ai tempi della nascita dell’Islam si pensava all’apostasia come ad uno dei crimini più gravi da commettere e questo modo di pensare ha continuato e continua ad esistere fino ai giorni nostri. Eppure, da parte del mondo islamico c’è voglia di cambiamento e la decisione presa dal consiglio degli Ulema marocchino rispecchia totalmente questa necessità: sembra infatti che quella che si può considerare la massima autorità religiosa del Marocco abbia deciso qualche giorno fa di eliminare il crimine di apostasia, permettendo a chiunque di “uscire” dall’Islam per abbracciare altre fedi religiose.In realtà in Marocco la pena per apostasia non era già in precedenza da scontare con la morte: si poteva infatti arrivare ad una detenzione di una durata massima di tre anni. Tuttavia, adesso che il reato è ufficialmente inesistente, anche il carcere è stato eliminato.
Sicuramente questa è una svolta storica per un paese che ha sempre fatto della diversità un suo punto di forza e che, in questo caso, porta alla luce un tema molto importante ed ampiamente dibattuto nel corso degli anni nei diversi paesi islamici. I punti da discutere sull’argomento sono molteplici e sono per la maggior parte legati all’interpretazione che si intende dare alle parole contenute nel Corano.Nel testo sacro dell’Islam non si parla infatti di punizioni terrene per l’apostasia, che viene sì condannata, ma non in maniera così netta. Sembra invece che il nucleo dell’intera questione parta da un “hadith”, ovvero un racconto del Profeta, nel quale il reato di apostasia veniva ufficialmente condannato con la morte. In realtà però questo tipo di reato è da associare ad un contesto totalmente diverso da quello dei giorni nostri in cui questo peccato, più che da un punto di vista religioso, era condannato da un punto di vista politico e sociale.
Questo è dunque il motivo per cui si parla della volontà di dirigersi verso un Islam moderato: non è infatti cosa da poco, considerando le varie correnti islamiche radicali, che un racconto del Profeta venga contestualizzato nel passato e riadattato alla modernità. Di conseguenza, quando si parla dell’Islam come di una religione stagnante e refrattaria al cambiamento si commette un grave errore: come ogni altra grande religione a questo Mondo, ci sono diversi modi di concepire la fede e le religioni circostanti.
C’è dunque una parte di Islam che vuole andare avanti e sente l’urgenza di cambiare; dunque è bene non cadere negli stereotipi che tanto vanno di moda oggi facendo il possibile per capire chi ci sta di fronte e rendersi in qualche modo partecipi di questo cambiamento che, se interessasse tutti i paesi islamici, sarebbe fonte di una vera e propria rivoluzione religiosa e culturale.
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