Numero chiuso anche in Farmacia? Si discute su un’eventuale riforma per cambiare l’accesso al corso di studi.
La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani ha convocato a Roma un incontro per poter parlare di un’eventuale revisione di un piano di studi del corso di Farmacia, che prevederebbe anche l’introduzione del numero chiuso.
Il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti, rappresentato da Gaetano De Ritis, ha dichiarato con fermezza di essere contrario all’intenzione di limitare l’accesso in Farmacia. In alcuni atenei, il corso di Farmacia prevede un test sulla base del numero programmato locale, in altri l’accesso è libero. Allo stesso tempo, il Movimento ha espresso la necessità di formare una nuova figura professionale, che si possa relazionare con altri professionisti e raggiungere anche i gradi più alti del sistema sanitario nazionale.
Sulla vicenda, la Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti ha affermato, invece, che la programmazione deve essere “fatta in base a necessità oggettive, deve essere regolata attraverso un numero limitato di posti ad accesso controllato come avviene nella Facoltà di Medicina e la prova di ammissione si deve svolgere nella stessa data. Questo per evitare, come spesso accade, che diventi una professione di ripiego e senza convinzione di priorità, con il rischio di immettere sul mercato professionisti ‘scontenti o poco convinti’ che però vanno ad infoltire la massa di coloro che rimangono inoccupati o disoccupati. Lo scopo ultimo è avere un innalzamento qualitativo della professionalità del farmacista e fornire la possibilità di un reale sbocco lavorativo”.
“L’evoluzione dei tempi rende necessaria una professione profondamente rinnovata; – continua la Federazione – argomenti come veterinaria, omeopatia, dispositivi medici, farmaci innovativi, gestione economica, solo per fare alcuni esempi, devono essere obbligatoriamente presenti nel bagaglio formativo del farmacista. La farmacia oggi, è una vera e propria impresa dove ogni unità è chiamata a portare un contributo attivo e consapevole; pertanto necessita di un’adeguata formazione, che deve essere garantita in maniera uniforme sul tutto il territorio”.
“Il tirocinio – conclude – dovrebbe espletarsi solo dopo aver terminato tutti gli esami curriculari e concludersi con un vero e proprio esame che dovrebbe essere giudicato da una commissione composta da docenti universitari e farmacisti dell’Ordine di riferimento”.
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