E’ di oggi la notizia della riapertura/aggiornamento delle Graduatorie d’Istituto che seguirà alla modifica della legge 107.
La notizia della riapertura delle Graduatorie d’Istituto non è passata in secondo piano e una prima rezione è giunta da parte dell’Adida, cioè l’Associazione docenti invisibili da abilitare, che fa sentire la propria voce attraverso una lettera firmata dalla coordinatrice nazionale dell’Adida, Valeria Bruccola.
Di seguito riportiamo integralmente la lettera.
La 107 doveva rivoluzionare il sistema di reclutamento e la qualità della scuola ma è già stata messa in discussione molte volte, dalla mobilità alla esclusione della scuola dell’infanzia dal piano di assunzioni e alla sconfitta del precariato, mai avvenuta, già dal Governo Renzi che pure ha voluto tale riforma, spacciandola per la panacea di tutti i mali della scuola. Premesso che sulla qualità di una scuola di stampo aziendale, che ha snaturato il ruolo che la Costituzione ha affidato a questa istituzione, abbiamo sempre manifestato dissenso, riteniamo che anche la questione delle graduatorie d’istituto, la loro esistenza, la loro natura ormai travisata tanto quanto il resto degli anelli del sistema, e sulla la loro riapertura ci sia molto da dire. Abbiamo già visto come siano state gestite finora le assunzioni da queste graduatorie e non solo dopo la riforma della scuola ma da sempre: formalmente esse servivano per le supplenze temporanee, di fatto, sono state graduatorie utilizzate in modo indiscriminato e irresponsabile per mantenere in piedi il sistema, conferendo ai docenti che vi sono stati scritti incarichi a tempo determinato per interi anni scolastici, fondamentalmente in modo indeterminato. Uno sfruttamento del precariato ingiustificabile, contrario alla Normativa europea e alle leggi italiane, passato sotto silenzio e soprattutto reiterato anche dopo aver sbandierato un piano d’assunzione ed un Concorso che dovevano azzerare l’uso del precariato a scuola. Certo, noi precari delle Graduatorie d’istituto, abbiamo visto con una certa apprensione l’eventualità che tali graduatorie fossero eliminate per sempre, nostra unica fonte di lavoro, sebbene da precari. Ma la loro riapertura e il loro aggiornamento ci inorridisce lo stesso, perché è una tacita promessa di ulteriore sfruttamento. Dal 2014 chiediamo percorsi abilitanti per i precari di III fascia, che avrebbero almeno permesso di salire il graduatoria e migliorare la propria posizione a molti docenti in servizio da anni, esclusi dai Tfa, perché a numero chiuso e dai Pas per varie ragioni, magari per una manciata di giorni in meno rispetto a quelli previsti nel 2012 per entrarvi. Con l’abilitazione, che poi non è servita a molto a chi l’ha acquisita, almeno avrebbero potuto concorrere per il posto che già occupavano… ma nemmeno questo gli è stato concesso! Durante l’iter di approvazione della 107, poi, abbiamo chiesto misure adeguate alla II fascia, vista l’equivalenza con chi, per mera fortuna, si è trovato nelle GAE, chiuse e riaperte a piacimento, sempre in conseguenza di interessi clientelari e di parte. Ma, ovviamente, era più accattivante un concorso, costato milioni di euro al Paese, concorso che non ha garantito trasparenza, equità, correttezza, bandito fuori termine di legge ma ostinatamente voluto millantando merito e qualità per la scuola. Il Concorso non si è ancora concluso, i docenti, tra l’altro tutti regolarmente in servizio, sono stati decimati come mosche e chi lo ha vinto, il concorso, non è stato immesso in ruolo in molte regioni . Quindi, a settembre, si è dovuto ricorrere a piene mani alle Graduatorie d’Istituto, cercando disperatamente docenti per garantire il diritto all’istruzione a milioni di studenti.
Nemmeno questo è bastato a dimostrare che avevamo ragione, che le Graduatorie d’Istituto, istituite dal MIUR stesso, fossero da inserire nei piani d’assunzione, che fosse necessario, oltre che civile, garantire ai docenti delle stesse un adeguato riconoscimento professionale e sociale, inserendoli stabilmente nel sistema scolastico. Invece, l’attuale Governo decide di riaggiornarle, forse fino al 2020, promettendo il perdurare del precariato a vita, con inevitabili ripercussioni sul sistema, sulle loro carriere e sulla vita di ciascuno. Questa probabile riapertura, in sostanza, smaschera l’incapacità, o la non volontà, di risolvere il precariato scolastico, a dispetto dei proclami e delle chiacchiere, e decreta il fallimento totale di una riforma fatta solo di slogan e fumo. La retorica melensa e deprimente di questi giorni che ha caratterizzato i discorsi istituzionali di fine anno, risulta ancora più stucchevole guardando con analitica lucidità la realtà: lo Stato non vuole assumere i precari della scuola. Le migliaia di persone assunte dopo la riforma, per lo più, sono state il frutto del naturale ricambio e, solo in rarissimi casi, hanno davvero contribuito a un reale potenziamento dell’offerta formativa. E sono stata generosa, perché, statisticamente, il potenziamento è stata un’autentica bufala. Il personale precario in servizio in maniera massiccia nell’anno scolastico in corso ne è la prova diretta: SERVE!
Allora basta con le chiacchiere e le strategie vecchie come il mondo, quelle che fanno passare i diritti dalla porta delle concessioni e che “comprano” il consenso di chi ancora crede nello Stato e nelle istituzioni: i docenti delle Graduatorie d’Istituto non sono disponibili a farsi sfruttare per altri tre anni, in silenzio e grati per le briciole che la politica riserva loro. Serve una soluzione adeguata e rispettosa della professionalità e del servizio prestato. Ogni altra soluzione non è nemmeno una toppa, è una emerita presa in giro!